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Nella sua storia dell'architettura dell'illuminismo, pubblicata nel 1955, lo storico austriaco Emil Kaufmann aveva attirato l'attenzione sulle monumentali cisterne realizzate da Pasquale Poccianti a Livorno con l'intento di completare il grandioso acquedotto costruito nella città tra la fine del Settecento e i primi decenni del secolo successivo. In particolare il Cisternone, la grande cisterna che doveva raccogliere le acque provenienti dalla sorgente di Cognole e provvedere alla loro distribuzione nelle fonti dei sobborghi e della città, veniva paragonato alle "invenzioni più ardite" dell'architetto francese Claude-Nicolas Ledoux. Il Cisternone si faceva notare, e ancora oggi suscita l'interesse degli storici e degli architetti, per la soluzione di facciata inventata da Poccianti: una grande nicchia, risultato del sezionamento di una cupola, sovrasta il colonnato d'entrata. Confluiscono in questo dispositivo di facciata, così come nell'intera opera dell'acquedotto livornese, possibili derivazioni dall'"architettura rivoluzionaria" francese, nonché suggestioni della conoscenza delle grandi opere idrauliche dell'architettura romana.
Nella sua storia dell'architettura dell'illuminismo, pubblicata nel 1955, lo storico austriaco Emil Kaufmann aveva attirato l'attenzione sulle monumentali cisterne realizzate da Pasquale Poccianti a Livorno con l'intento di completare il grandioso acquedotto costruito nella città tra la fine del Settecento e i primi decenni del secolo successivo. In particolare il Cisternone, la grande cisterna che doveva raccogliere le acque provenienti dalla sorgente di Cognole e provvedere alla loro distribuzione nelle fonti dei sobborghi e della città, veniva paragonato alle "invenzioni più ardite" dell'architetto francese Claude-Nicolas Ledoux. Il Cisternone si faceva notare, e ancora oggi suscita l'interesse degli storici e degli architetti, per la soluzione di facciata inventata da Poccianti: una grande nicchia, risultato del sezionamento di una cupola, sovrasta il colonnato d'entrata. Confluiscono in questo dispositivo di facciata, così come nell'intera opera dell'acquedotto livornese, possibili derivazioni dall'"architettura rivoluzionaria" francese, nonché suggestioni della conoscenza delle grandi opere idrauliche dell'architettura romana.
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