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Storia adatta al nostro tempo, belle le illustrazioni
Pagine ricche di dettagli ed un significato profondo. Alla mia bimba piace molto.
Illustrazioni molto curate per un libro che piacerà sicuramente ai bimbi a cui ne farete dono. Mi ha soddisfatto anche la qualità della stampa.
Recensioni
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Al di là delle apparenze, ognuno ha i propri momenti di difficoltà: perfino i pinguini sentono freddo. Il piccolo Milo, protagonista de Il pinguino che aveva freddo (Lapis 2016), una mattina proprio non ce la fa a tuffarsi nell'oceano ghiacciato per cacciare i pesci. Gli viene più semplice saltare sulla schiena di una balena per andare a cercare il caldo. Philip Giordano compone una favola moderna che racconta il viaggio metaforico dell'uccello verso gli antipodi del proprio ambiente naturale: su un'isola tropicale Milo scopre una infinita varietà di forme e colori e, grazie all'incontro meraviglioso con un pappagallo bianco, trova la soluzione per tornare a casa e superare il freddo. Sulla banchisa non sarà più nemmeno solo perché conoscerà un amico con cui condividere molte emozioni. Nelle immagini di grande formato l'antitesi di temperature e ambienti si scioglie in un perfetto equilibrio compositivo e cromatico, dove trovano armonia figure essenziali e geometriche in spirito Bauhaus, insieme alle forme sinuose del Paesaggio con uccelli di Klee, mentre i colori invernali del bianco, grigio, nero e azzurro si mischiano con i toni avvolgenti del rosso, rosa, viola e giallo ocra.
In Un grande giorno di niente di Beatrice Alemagna (Topipittori 2016) un altro personaggio abbandona la quotidianità e si tuffa nella natura: appena arrivato nella solita casa delle vacanze con la mamma, un bambino terribilmente annoiato esce all'aperto con in tasca un videogioco per far passare il tempo. Sotto una pioggia scrosciante lo vediamo attraversare veloce i sentieri con il suo impermeabile arancione fluorescente che spicca tra i verdi del bosco finchè, saltando tra i sassi di un laghetto, il suo gioco cade inavvertitamente nell'acqua. Il tempo si blocca. “Come un albero perso nella tempesta” il bambino sprofonda sconfortato nella terra bagnata, allungando lo sguardo verso un gruppo di lumache giganti. La loro apparizione gli apre inaspettatamente un universo invisibile e affascinante di animali, piante e materie da osservare e toccare. Come in fumetto seguiamo nella stessa pagina tutte le mosse in sequenza del bambino che si addentra un po' alla volta alla scoperta della natura, facendogli battere il cuore e poi riemergere vecchi ricordi di famiglia. Il tempo cambia, il mondo si capovolge, ciò che era così difficile e impensabile da sopportare diventa una rivelazione entusiasmante. Al ritorno non serve nemmeno raccontare quello che è successo, basta condividere con la mamma lo stesso silenzio, guardandosi negli occhi con una cioccolata calda.
Se il mondo è fatto di poli opposti e scoperte inimmaginabili, bisogna buttarsi in pista per trovare il ritmo tra emozioni contrastanti. Carnet de bal di Mirjana Farkas (La Joie de Lire 2014) è un leporello di pagine duble face in movimento che rappresenta una lunga serie di danze di tutti i paesi, dall'hula-hoop di Honolulu al flamenco andaluso, dal sirtaki greco al tango argentino. Uomini e donne ballano soli o in coreografie di gruppo, mentre un bambino astronauta li segue curioso con lo sguardo in disparte fino all'ultima scena, in cui invita una bambina con la gamba ingessata a ballare con lui. Un incoraggiamento a lasciarsi andare e seguire il ritmo della vita.
Recensione di Diletta Colombo
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