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L'ho messo tra i cinque peggiori libri di fantascienza che abbia mai letto, e ho letto parecchie centinaia di libri di fantascienza. Molti racconti non li ho finiti, ce n'è uno in particolare volgare/vomitevole. I racconti con i quali sono arrivato in fondo erano fantasy, e niente di che. Se il grande libro di fantascienza non sa parlare di fantascienza, è cosa grave. L'ho comprato perché, come dice la presentazione, anche io sono stufo di leggere fantascienza scritta da bianchi anglofoni, motivo per cui ho smesso di comprare Urania (ne ho circa 250). Volevo leggere vedendo altre prospettive, idee nuove, ma niente. Per me non è, ripeto: NON è, un libro di fantascienza, e anche come fantasy non mi piace.
La fantascienza ha origini antiche, le sue radici affondano in coloro che nei testi sacri sono chiamati profeti (anche se la traduzione più corretta sarebbe araldi), l'autore di fantascienza svolge la stessa funzione del profeta: reca alla divina logica l'umana speranza, realizza l'unione della cibernetica con il pensiero altro. Lo scrittore di fantascienza vive in mezzo alla gente, dal mito trae le storie (nel senso erodoteo della parola) per mezzo del logos (non trovo termine italiano che riunisca insieme parola, verbo, discorso e ragione), una “social catena” forma anche con autori di altri generi per preparare una festa allietata dalle uniche grazie del tempo moderno: Venere, Vesta e Pallade. La Sci Fi non cerca di prevedere il futuro ma di cercare i semi del futuro nel presente, così da farli germinare virtualmente in realtà per mezzo dell'estetica. Dopo aver gustato le narrazioni di questi autori e autrici ora ne vorrei una nella spirito di Leonardo Da Vinci per la memoria e le buone anime di Valerio Evangelisti, Giuseppe Lippi, Sergio Altieri e Vittorio Catani.
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