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Finalment'è nat'il sito "History vs. Hollywood", che spazza via le balle disseminate nell'opere "based on true events". E, a proposito di "Pawn Sacrifice", evidenzia come la realtà ancor'una volta sia stata perfino peggiore dell'eppur impietoso film di Zwick. Un paio di nei: la gracilità fisica di "Spider-Man" (Fischer terrorizzava gl'avversari a partire dalla propria stazza corporea che teneva in costant'allenamento) e il presunto capolavoro durante la 6a partita (licenz'artistica, considerato che secondo gli storici degli scacchi la "partita del secolo" fu comunque giocata da Fischer m'a 13 anni). Zwick non vorrebbe porsi ambizioni particolari, invec'il materiale in sé è ricc'al punto da esser'il miglior trattato audiovisivo sulla "teoria dei giochi", e per coglierne l'importanza si dovrebbe partire dall'"Homo ludens" d'Huizinga prefato da Eco: le regole che governan'un sistema sociale sono già esplicitate nelle regole del gioco più praticat'in quel sistema, e gl'esperimenti condotti da Tajfel in poi (1970-'71) attestano che per una qualche predisposizione neuropsichica vengono sempre preferit'i giochi a somma negativa ("Vladimir's choice"). Così si spiega l'idea di Fischer per il qual'il momento più esaltante d'una partita è quando capisce d'aver "spezzato l'ego del suo avversario". Di fatto gli scacchi potrebbero anch'essere giocati second'una logica collaborativa e non competitiva, dunque facendoli entrare fra i giochi a somma positiva: i due giocatori potrebbero cooperare affrontand'assieme la situazione problematica sulla scacchiera. La stessa cosa potrebb'avvenire col semplice cambiamento del modo di gestire qualsiasi altro celebr'e diffusissimo gioco, non c'è bisogno d'inventarsene di nuovi. Ma ciò non càpita appunto poiché percepito com'un suicidio psicologico dell'autostima e dell'egotismo. Chi dubitava che la storia de "la rana e lo scorpione" narrata da Welles in "Rapporto confidenziale" (1955) non avesse support'empirici concreti, si ricred'in fretta.
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