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Il gore e l'orrore spesso passano per la mutilazione e la macellazione dei giovani corpi di ragazzi e ragazze, ma il cinema di Eli Roth ha elevato questa pratica a regola, presupposto di base e non fine ultimo, aumentando dosaggio ed efferatezza e diminuendo la complessità dello sfondo. Amante degli effetti poco rassicuranti provocati dall'essere lontani da casa e delle ipocrisie di chi si culla in sogni intellettuali cosmopoliti senza sapere in realtà nulla dei luoghi che frequenta, per il suo ritorno alla regia dopo diversi anni di silenzio il regista ripropone tutti i suoi temi tipici, unendoli con quella che dichiara da sempre essere la madre delle proprie fonti d'ispirazione: Cannibal Holocaust. Del film di Ruggero Deodato censurato in quasi tutto il pianeta, The green inferno riprende tutti i presupposti di base, cambiando solo la motivazione che porta i protagonisti nella foresta. Ancora una volta dunque Eli Roth mostra un altrove e degli stranieri come la forma più pura e spaventosa di minaccia, dotati di motivazioni imperscrutabili o (in questo caso) indiscutibili, implacabili nell'esecuzione e determinati a provocare dolore. The green inferno tuttavia, pur eccedendo in sangue ed esposizione delle interiora (per gli amanti del genere "super splatter" sarà un piacere) non raggiunge le vette di violenza della trilogia di Hostel, configurandosi come una versione (..ma solo di poco) più soft della caratteristica per la quale il regista è più noto. Questo remake non dichiarato che evita la parte "found footage" del film di Deodato e invece inietta, specie nel finale, alcuni elementi del vengeance movie, ha il merito di non essere mai buonista e di attendere tutti quanti i personaggi al varco per mostrarne l'inconsistenza e l'intrinseca malignità.
un film di cui francamente non si sentiva la necessità..sgradevole ed inutile.
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