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Tre donne lungo una strada lunga decenni, con una guerra in mezzo: in Guerra e cucina, Diario di Margherita e Briciole di Emma si respira la storia. Ma non solo quella con la S maiuscola, tempestata dei bombardamenti e della ferocia della tormentata Linea Gotica; ma anche la storia quotidiana e ruvida di donne, nelle quali la vita costruisce molti muri, alcuni portanti, altri divisori; alcuni forti e protettivi, altri d’intralcio e disagio. Margherita è una donna che nel proprio diario racconta la guerra, il dolore della perdita di beni materiali e di speranze. E’ la donna forte che organizza gli spostamenti, le fughe veloci del recupero di ciò che resta. L'istinto all'ascolto, all'osservazione e all’accudimento non abbandona mai Margherita. Da un'infanzia segnata da traumi terribili, dall'inferno dei bombardamenti, dalla precarietà quotidiana e dalla spensieratezza negata, germoglia una donna, Emma, introversa ma molto abile, molto femminile, molto più forte di quello che lei stessa immagina. Ironica, appassionata, intelligente e tenace, Emma si fa carico di essere una donna piena, e, pur facendo la casalinga, trova nel suo passato, nell'esempio di sua madre e di quella forza che l'ha fatta crescere, tutta la materia prima per diventare padrona della sua vita e riferimento certo per la sua famiglia. Infine, Rita, la piccola Margherita, la nipote, la figlia. A lei un altro compito arduo e tutto femminile: riflettere sull'essere donna in modo ovviamente diverso, attuale, che porta il carico della storia, così come lei si porta dentro le donne che l'hanno partorita e dunque l'attenzione e la sensibilità, l'autocritica e l'estro. E' una donna, Rita, a trecentosessanta gradi, che attinge forza dalla consapevolezza che tutto ciò che
La storia di tre donne: nonna, figlia, nipote. La prima: un diario scritto tra il 1944 e 1945. La seconda: una madre come tante, che cucina, fa il bucato, pensa a crescere i figli. Nel cassetto custodisce poesie scritte da lei e ricette. La terza: la figlia che alla morte della madre scopre il diario della nonna, che la madre custodiva segretamente. Attraverso le pagine di quel diario, la figlia Margherita, che ha lo stesso nome della nonna, percepisce il cammino di vita della madre. Le vibrazioni che hanno accompagnato la sua infanzia. Tra queste la paura. La paura che ha vissuto attraverso la guerra, dove il nucleo, la famiglia, per lei sono state la realizzazione della propria esistenza, tralasciando un bagaglio culturale... che agli occhi della figlia sembrava una sconfitta. Una punta di sana invidia nei confronti della scrittrice che è riuscita a chiudere un cerchio di tre donne. Tutte di spessore emotivo e culturale, anche se ognuna di loro ha intrapreso sentieri diversi. Attraverso la morte della madre, Margherita, ha ritrovato, grazie a questo diario della nonna inaspettato, l'anello di congiunzione di queste tre vite di donna. Il dolore più grande è stato trasformato dalla scrittrice, come l'evento più naturale che accomuna molti di noi, trasformandolo in un libro. Un libro di "C'era una volta", la fiaba che ogni bimba porta nel cuore. Emma l'ha narrata a Margherita... anche se non c'era più materialmente. Che bel regalo! Avevo due ore per stare su una panchina sul mare a fare la lucertola con questo libro in mano. E l'ho iniziato e l'ho finito, un'ora e mezzo circa… non riuscivo ad alzarmi per andare via.Mi ballavano intorno con il mare davanti le due protagoniste… Mi dispiaceva alzarmi e andare via e lasciarle lì. Mi sono entrate nel cuore, è stata durissima staccarmi dalla storia... Sono state donne belle, la nonna, di cui si parla di più, come le donne di quell'epoca, così coraggiosa, forte, la sto
Una scrittura a tre mani che ci fa vivere emozioni forti. Tre donne che scrivono con capacità, attenzione e limpidezza. Le vicende si susseguono veloci e con grande partecipazione ci fanno visualizzare persone, luoghi, stati d'animo. Siano quelle terribili della guerra, che quelle di vita quotidiana del dopo trasloco in una vita ben diversa dalla precedente. In ogni pagina del libro è forte la quotidianità, nella sua accezione migliore e cioè quella del fare, delle attenzioni e della cura degli altri, di tutto ciò che è vita: affetto, sentimento, preoccupazioni, gioie e dolori. Mi ha colpito principalmente la precisione con cui Margherita Gallini descrive i mesi terribili passati a Cotignola: un'accuratezza che non tralascia niente, con cui essa ha fotografato con la stessa meticolosità le scorte di cibo, ogni angolo del suo paese (oltre che della sua casa e di quelle in cui è costretta a rifugiarsi con la sua famiglia) e le persone, che vivono accanto a lei, che il paese perde, che combattono per l'una e l'altra fazione. Sicuramente una donna straordinaria, che mostra ad ogni passo l'attenzione per il marito e la figlia ("Emma, deciderà..." spesso ripete). Una figlia, anch'essa straordinaria, che riesce a serbare nel suo cuore il bello ed il brutto della vita, che è tanto moderna, come scriverà poi Margherita (sua figlia) da prendere la patente a 18 anni, cucirsi da sola dei pantaloni e così uscire in auto per le strade, le strade degli anni '50, ma di contro chiama il marito il "Capo"...; una donna dai mille talenti, dotata di spirito ed ironia, come testimoniano le sue "Briciole" che troviamo nel libro. E che dire di Margherita, figlia e nipote: è stata molto brava nel riunire le memorie della nonna e della madre, aggiungendo le sue emozioni, i suoi ricordi, i suoi pensieri. Nelle sue parole si scoprono il suo coraggio, la sua grinta, la sua determinazione. E' bello ed emozionante scoprire nel suo presente, le radici del suo passato.
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