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Anno edizione: 2020
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Con la sua prosa precisa e pungente Olga Tokarczuk ricorre ai modi del noir classico per virare verso il thriller esistenziale e affrontare temi come la follia, il femminismo, i diritti degli animali, l'ingiustizia verso gli emarginati.
A Olga Tokarczuk è stato assegnato il Premio Nobel per la Letteratura 2018.
«Una miscela sorprendente di thriller, commedia e trattato politico scritta da una donna di straordinaria intelligenza e sensibilità anarchica» – Sarah Perry, autrice del Serpente dell'Essex
«Un romanzo di sovversiva eleganza» – New Statesman
«"Guida il tuo carro sulle ossa dei morti" vi farà venir voglia di leggere tutto quello che ha scritto Olga Tokarczuk» – Financial Times
Una cosa è certa: queste case non ci saranno più, il mio sforzo è insignificante, sta sulla punta di uno spillo, proprio come la mia vita. Dovremmo ricordarcene sempre.
Janina Duszejko, insegnante d'inglese e appassionata delle poesie di William Blake, è un'eccentrica sessantenne che preferisce la compagnia degli animali a quella degli uomini e crede nell'astronomia come strumento per porre ordine nel caos della vita. Quando alcuni cacciatori vengono trovati morti nei dintorni del suo villaggio, Janina si tuffa nelle indagini, convinta com'è che di omicidi si tratti. Con la sua prosa precisa e pungente Olga Tokarczuk ricorre ai modi del noir classico per virare verso il thriller esistenziale e affrontare temi come la follia, il femminismo, l'ingiustizia verso gli emarginati, i diritti degli animali: surreale, acuto, melanconico, sconcertante, il suo romanzo interroga il presente anche quando sembra parlare di tutt'altro.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Molto noioso, non ne capisco la fama, purtroppo
Una lode al creato fra omicidi, cervi scarabei e astri dissonanti. Si legge che è un piacere.
Come sempre con i libri vincitori di premi importanti e molto acclamati, rimango delusa. capisco l'importanza del discorso sugli animali e sulla crudeltà umana ma ciò nonostante non mi è piaciuto proprio. Evidentemente mi aspettavo qualcosa di molto diverso
Recensioni
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Nel presentare, in quarta di copertina, questo romanzo di Olga Tokarczuk, Bompiani parla di noir e soprattutto thriller. Con tutta probabilità, lo fa nel tentativo di risultare allettante a una certa, vasta porzione di pubblico, tuttavia con l’effetto distorto di allontanare chi non pratica questi generi, e cioè il vero lettore ideale dell’opera.
Ecco, io, che mai avevo letto prima la Premio Nobel polacca, e che non sono solito leggere thriller, mi sono approcciato a Guida il tuo carro sulle ossa dei morti con una certa diffidenza. E devo dire: per fortuna che alla diffidenza ho fatto prevalere la curiosità, perché si tratta di un romanzo interessantissimo e che col thriller non ha nulla a che fare.Un romanzo per chi ama le digressioni, che non farebbe che scontentare chi cerca un intrattenimento puro, una narrazione frenetica, una trama variegata che si dispiega rapidamente tra i colpi di scena. C’è il mistero, ci sono delle morti sospette, sì, ma risolvere il caso e trovare il colpevole è forse l’unica cosa che non conta, al contrario anche del noir. Quello della Tokarczuk è un romanzo che trascende le definizioni di genere, un romanzo in cui la trama è un pretesto per raccontare tutto ciò che la eccede.
La voce narrante è quella di Janina Duszejko, una sessantenne che vive sola su un altopiano polacco della Slesia, al confine con la Repubblica Ceca. In passato è stata ingegnere civile, adesso insegna inglese ai bambini di una scuola elementare. Il romanzo inizia in piena notte, quando la donna viene svegliata da Bietolone, un uomo che abita non lontano da lei. Nel buio e nella neve, raggiungono insieme la casa di Piede Grande, un altro abitante della zona, noto come cacciatore di frodo, il quale giace morto nella sua cucina. L’uomo chiede a Janina di aiutarlo nel ricomporre il corpo e vestirlo in attesa della polizia. La donna, però, nota un particolare: una testa di cervo su un davanzale e due cerve subito fuori dall’abitazione, sedute nella neve. E quando s’accorgono che nella bocca di Piede Grande è rimasto incastrato un osso, Janina si convince che sono state le cerve in qualche modo a ucciderlo, perché s’è nutrito della loro compagna.
Altre strane morti seguiranno, e la polizia, sul principio, eviterà di indagare, nella convinzione che siano dovute a cause naturali o a incidenti. Janina invece porta avanti la sua causa, e come una Cassandra a cui nessuno crede, cerca di convincere gli inquirenti e gli abitanti della zona che gli animali si stanno finalmente vendicando dell’uomo per averli da sempre sfruttati.
Di fatti tutte le vittime erano solite praticare la caccia. Janina arriva a ipotizzare che sono i cambiamenti climatici, lo sfruttamento eccessivo delle risorse naturali e la distruzione degli habitat da parte dell’uomo ad aver prodotto una qualche trasformazione biologica negli animali, quasi un’acquisizione di un’intelligenza superiore, come un adattamento alle nuove condizioni ambientali. Per trovare conferma delle sue teorie, Janina si rivolge all’astrologia. Consultando le sue effemeridi per calcolare le posizioni dei pianeti, scopre che tutti i defunti avevano iscritto negli astri una morte violenta per opera di animali.
Con uno stile elegante e una vasta cultura, Tokarczuk dispiega placidamente una prosa seducente. Si resta affascinati dinnanzi alle digressioni e alle riflessioni sui temi più vari: dall’entomologia alla poesia di Blake, dall’ecologia alla facoltà di leggere il futuro nella congiunzione dei pianeti con le costellazioni. Così come è ammaliante l’atmosfera vitrea, eclissata, congelata del paesaggio rurale polacco, abitato da volpi, cerve, lepri, talpe, caprioli, pipistrelli, e che l’autrice restituisce nella sua dimensione più naturale, minerale e terrigna.
I luoghi, i personaggi, l’intero romanzo sono attraversati da una forza che pare diabolica, eppure, con il prodigio di chi sa fare letteratura, Tokarczuk ci fa apparire tutto naturale. Con lo stesso prodigio, la commistione di argomenti, situazioni e temi così in apparenza lontani e incongruenti tra loro appare del tutto omogenea e coerente. Anche la struttura romanzesca elude l’ordinario: i generi si fondono e confondono tra loro, sfuggendo alle proprie leggi.
Quel che davvero preme a Tokarczuk è raccontare con una prospettiva antispecista il male, il dolore, gli orrori che l’uomo perpetra sulla natura e sugli animali. L’autrice fa scomparire il confine che si è soliti frapporre tra gli esseri umani e gli animali: i primi sono più bestiali, vili, crudeli; i secondi più miti, puri, dignitosi. Per Janina infatti non c’è alcuna differenza di valore tra la vita di un uomo e quella di una cerva. Cerca di convincere gli abitanti della zona di questo, ma nessuno le dà retta. Per tutti è una svitata; non può che essere tacciato di follia chi la pensa diversamente dalla massa.
La stessa prepotenza che tipicamente si rivolge agli animali e alla natura, viene allora rivolta anche a lei. E così, che differenza c’è, a ben vedere, tra l’istinto di prevaricare di un uomo su una donna e di un uomo sulla natura e sugli animali? Sono forme diverse di una stessa violenza, di una stessa ingiustizia, di uno stesso pervertito istinto.
Nel rivolgersi ai poliziotti, così parla Janina: «Della qualità di uno stato decidono i suoi Animali. Il rapporto con gli Animali. Se gli uomini si comportano bestialmente con gli Animali, allora non servono a niente né la democrazia né altro».
Guida il tuo carro sulle ossa dei morti è un romanzo in cui tutto è contrario a ciò che sembra, nel quale letteratura e impegno civile sono inscindibili. Un’opera dostoevskiana del “giusto castigo” che interroga l’etica e la morale, svelandone le trappole e le contraddizioni; e ci restituisce così l’immagine autentica di un mondo incoerente e intimamente perverso.
Recensione di Giuseppe Rizzi
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