Il profilo di ogni artista è spesso soggetto a radicali cambiamenti in ragione e funzione del differente modello di lettura. L’angolazione, lo sguardo, il punto di vista o la pertinenza con cui di volta in volta viene modellata la singola fisionomia giocano un ruolo fondamentale nella messa a fuoco di qualsivoglia personalità. La vicenda toccata in sorte a Guido Cagnacci (Santarcangelo di Romagna, 1601 – Vienna, 1663) e alla sua arte aderisce perfettamente all’orizzonte sopra delineato. Molti interrogativi riguardanti questo straordinario protagonista del Seicento o non erano stati indagati fino a ieri o attendevano ancora una risposta convincente: come mai l’artista si guadagnò l’onore di concludere la carriera nella capitale dell’impero, al servizio di Leopoldo I d’Asburgo e dell’arciduca Leopoldo Guglielmo? Quale fu la rete di relazioni di cui Guido beneficiò? Chi si adoperò per promuoverne l’arte e la persona? Quali furono le ragioni plausibili del suo successo? A questi interrogativi ne seguono numerosi altri: che dire, a esempio, della sua pittura rispetto a quella dei colleghi veneziani? In cosa consiste la novità assoluta di certe sue impaginazioni? Come connettere le sue immagini e la sua espressione alle attese, alle intenzioni e al pensiero dell’uomo oltreché dell’artista? Che dire della sua arte in rapporto alla fede, alle tradizioni e al più ampio contesto figurativo e culturale del Seicento, che pure quel dispiego di linee, segni e colori ha generato e alimentato? E ancora: quale sostanza poetica informa le sue visioni e sottende la bellezza inossidabile delle sue immagini? Nell’affrontare e fornire una risposta a questi e ad altri quesiti, il volume Guido Cagnacci Hypóstasis intraprende un viaggio nella più lieve, immateriale essenza che alita le cose del mondo e delinea un orizzonte di lettura completamente nuovo e più vasto rispetto a quello lumeggiato dalla critica nel corso del Novecento.
Leggi di più
Leggi di meno