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Non vi piacciono i film d’azione perché hanno trame inesistenti e personaggi troppi piatti? Hardocore! risolve il problema di netto, introducendo Henry: un protagonista così poco rilevante da essere praticamente inesistente. Tutto quello che vediamo di lui sono le mani, ma il paradosso è presto chiarito. Nei primi secondi di film, lo spettatore diventa Henry: Hardcore! è girato in soggettiva, come un videogame sparatutto in prima persona – da Wolfenstein fino a Call of Duty, passando per Duke Nukem 3D e GoldenEye 007, è un genere che non ha mai smesso di essere popolare.
Se la prima regola per un attore è non guardare verso la macchina da presa, in Hardcore! succede esattamente il contrario: ci risvegliamo di fronte a una donna bellissima, Estelle (Haley Bennett), che sostiene di essere nostra moglie e di avere trasformato il nostro corpo martoriato in un cyborg-clone in stile Robocop, per salvarci la vita. Noi non ricordiamo nulla. Peccato che non ci sia tempo di capire cosa è successo davvero: fa il suo ingresso, tra esplosioni ed ammazzamenti, il cattivone del film, Akan – una specie di X-Men albino che assomiglia a Kurt Cobain – che, a capo di un esercito di mercenari, vuole dominare il mondo. Per quale motivo? Serve un motivo?
Riusciamo a sfuggire, ma Akan rapisce Estelle. Lei ci implora di non abbandonarla. Gli uomini di Akan spuntano da tutte le parti, e non c’è tempo per pensare. Per fortuna un ubriacone, che si rivela essere un sedicente amico, tale Jimmy (Sharlto Copley, che definire su di giri è poco), si dichiara disposto ad aiutarci. La nostra missione: uccidere Akan, salvare Estelle. Ma ecco altri mercenari, bisogna affrontarli! No, meglio scappare! Arrampichiamoci lì! Attacchiamo! Torniamo indietro! E così via.
Niente paura: la trama di Hardcore! è persino più confusionaria e concitata di così. E non è necessariamente un difetto, perché stiamo parlando di un film che punta tutto sull’eccesso, e sulla continua capacità di stupire lo spettatore con un’invenzione assurda dopo l’altra. La creatività di Ilya Naishuller – qui al suo esordio come regista, ma si era fatto notare per i videoclip virali della sua rock band moscovita Biting Elbows – si concentra soprattutto nei molteplici modi in cui le ondate di nemici vengono fatte fuori (leggi: massacrate) dal protagonista, e dalle varie incarnazioni di Jimmy, una più improbabile dell’altra (hippy; punk; playboy – in seguito si scoprirà [SPOILER! ma qui c’è poco da spoilerare] che anche quest’ultimo ha qualcosa a che fare con la clonazione).
Il riferimento più forte sono certamente i videogame, ma Hardcore! ha molto in comune anche con l’estetica di YouTube, e in particolare con i tanti video di daredevil spericolati – spesso, guarda caso, teenager russi – che, dietro l’obiettivo della loro GoPro si arrampicano senza protezioni su torri altissime e ponti sospesi, facendo sudare le mani degli spettatori globali ipnotizzati e inorriditi. Dal punto di vista di cinematografico, invece, la parentela più prossima è con i due Crank di Neveldine e Taylor (2006 e 2009), per la loro natura di prodotto cinematografico ibrido, che nasce e vive pericolosamente sul crinale della scommessa. Riuscita o meno, è anche questione di gusti.
Ma quello che salva davvero Hardcore!, e che gli permette di schivare l’accusa di essere pornografia della violenza, o pura e semplice cazzata, è la capacità di sapere ricorrere all’ironia quando il sangue e il testosterone raggiungono livelli di guardia, anche grazie all’uso intelligente della musica (come Don’t Stop Me Now dei Queen). Si ride parecchio, durante la visione di Hardcore!, e quando il film finisce, 95 tostissimi minuti più tardi, si può riprendere a respirare. Ogni generazione ha il cult movie che si merita, e qui siamo di fronte a un ottimo candidato.
Recensione di Mario Bonaldi
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