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Questo libro è adatto a quei lettori che amano trascorrere qualche ora di serenità in un mondo sì di favola, ma che poi rispecchia la condizione di molti, costretti da una realtà spesso monotona, oppure anche asfissiante, a ricercare una temporanea alternativa, estraendo dal proprio "io" non tanto un grosso coniglio bianco, ma quel fanciullino, così ben descritto dal Pascoli, che in un sogno incantato allenta la tensione e in fin dei conti aiuta ad affrontare la vita con uno spirito meno rinunciatario e più positivo. Poiché si tratta di una commedia e non di un romanzo, i dialoghi predominano, ma non dovete temere che facciano risultare greve e affaticante la lettura, perché c'è una levità nella mano di Mary Chase che riesce a conquistare, a rendere partecipi delle scene, come se non esistesse un palcoscenico che tiene separati gli attori dagli spettatori, spettatori che finiscono con l'essere invisibilmente presenti come il coniglio, prendendo ovviamente le parti del protagonista, in una sorta di identificazione di cui non si potrà che essere soddisfatti. Soprattutto se lo si legge ad alta voce, con i bimbi a fianco, non potrete che convenire che il divertimento aumenta, perché a quel pubblico infante finirete con il sembrare Harvey e diventare per qualche ora un grosso coniglio bianco, e ciò è l'antidoto migliore a quella malinconia di fondo che tutti ci portiamo dentro, a quella consapevolezza di esistere a tempo e che solo la fantasia può lenire. Per quanto ovvio, la lettura è sicuramente consigliabile.
Avevo visto il bellissimo film di Henry Koster con Jimmy Stewart quando avevo dieci o undici anni. Poi negli anni l'ho rivisto almeno quattro volte, nell'originale e in due remakes. Ma non avevo ancora letto la commedia di Mary Chase: facendolo qualche tempo dopo, in inglese, mi resi conto che, cosa inusuale, il film di Koster segue quasi passo passo il testo teatrale che, per iscritto, è un vero gioiello. Rivedendolo adesso in libreria, e in italiano, ho deciso di riacquistarlo. E' uno di quei pochi libri da cui e' faticoso staccarsi, alla fine. Si vorrebbe che durassero per sempre, o che fosse possibile scriverne il seguito. Ma come dar seguito ai miracoli?
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