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La poesia di Adonis si rivela tremendamente profonda e complessa. Essa richiede una ripetuta lettura, una lettura che sia attentissima ai suoi significati metaforici, perché il testo, oltre ad intrecciare riferimenti alla mitologia classica di tutto il bacino del Mediterraneo, contiene significati a vari strati. I significati vanno infatti scavati - con una indagine che richiede sia il concorso della filologia, sia quelle delle culture comparate, sia quello della analisi del profondo - al di là del significato immediato. Tra le innumerevoli valenze che potrebbero essere studiate, colpisce subito l'incontro dicotomico tra il bambino e l'adulto della medesima persona (Il principio della parola). Esso rappresenta quasi una parabola della vita che si evolve ma che si ricongiunge inesorabilmente, e intrinsecamente, con la propria origine. Questa esperienza esistenziale e psicologica è insieme ricomprensione, o riconquista, della propria infanzia - "quel bambino che ero" - e affermazione, anzi imperativo, di evoluzione ("o bambino che ero, avanza"), quindi di distacco dalla propria infanzia ("ci siamo / separati") con inevitabile problematicità ("camminavamo / e ci spiavamo in silenzio", "ma che cosa ci unisce, adesso?"). Fa da forte contraltare a questa dialettica delle opposizioni la corporeità come legame materiale tra uomo e natura, tanto che tale contatto è così diffuso e così stretto, che pare di assistere ad un processo di osmosi tra l'uno e l'altra. Quella di Adonis è sicuramente una poesia quasi insondabile; e, pur nella sua difficoltà, a volte, di comprensione, porta il lettore a quella vertigine mentale che l'Autore attribuisce spesso alla propria condizione ideativa.
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