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Le illusioni perdute - Honoré de Balzac - copertina
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Le illusioni perdute
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Le illusioni perdute - Honoré de Balzac - copertina
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1999
832 p.
9788876845451

Valutazioni e recensioni

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Nicoletta
Recensioni: 5/5

I bei libri di una volta...Con una approfondita analisi dei personaggi e della loro evoluzione nel corso del tempo,con una precisa descrizione degli ambienti e della società,sia quella parigina sia quella della provincia.Forse troppo spazio destinato alla modalità di produzione della carta...Comunque un magnifico romanzo.

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Paolo
Recensioni: 5/5

Un 5 perché non se ne può fare a meno di fronte a questo vero demonio letterario, ma personalmente, a convincermi completamente, per la sua irresistibile potenza, e' stato soltanto il secondo dei tre romanzi brevi che compongono quest'ennesima tappa dell'enciclopedia umana costituita dal lascito letterario balzacchiano. Senza farla troppo lunga, nel primo la figura del vecchio avarissimo cartaio Sechard e' troppo simile al Grandet di Eugenie Grandet. Il secondo e rutilante, potentissimo, abbagliante e cattivo come la Parigi in cui si svolge. Il terzo quasi stordisce, talvolta di noia, con i giri di cambiali, protesti, prestiti non onorati che doviziosamente descrive. Il finale bello e amarissimo e' la firma inconfondibile di questo grandissimo e modernissimo autore.

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serena
Recensioni: 5/5

e' una poesia.....dolce piccolo Lucien...folle, stravagante,magica Parigi....la vita, i suoi sogni,le sue realta'....

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Voce della critica


scheda di Schenardi, D. L'Indice del 1999, n. 10

Ad Angoulême, nella stamperia che nel 1793 Séchard rileva a un prezzo irrisorio grazie alla connivenza di un repubblicano, c’è un problema da risolvere: il proprietario è analfabeta. Sono gli stessi eventi storici che gli hanno consentito di avere la stamperia a porvi rimedio. A stampare i decreti che sanciscono la pena di morte per i cittadini che nascondono i nobili è infatti un conte che, pur di non abbandonare le proprie terre, lavora come proto alle dipendenze di Séchard nascondendosi in attesa di tempi migliori. Un prete lo sostituisce dopo il 1795 fino a quando la religione cattolica non viene ristabilita da Napoleone. "Più tardi il conte e il vescovo si sarebbero incontrati sullo stesso banco della Camera dei pari", commenta lapidario il narratore. Qualche anno dopo nella stessa stamperia lavorano due giovani amici, David, il figlio di Séchard, e Lucien, poeta ricco solo del proprio talento. Legati da un profondo affetto, i due sono specialmente accomunati dall’insoddisfazione per una realtà che non risponde ai loro desideri. David vi si rassegna, confortato almeno dalla realizzazione del suo sogno d’amore e dalla speranza in un’invenzione che li renderà ricchi. Lucien si trova invece catapultato a Parigi dove conosce, grazie a una condotta spregiudicata nel mondo del giornalismo, un successo rapido e folgorante e, per la stessa ragione, un’altrettanto rapida e inesorabile rovina. Ma "lo splendido contrasto" tra la vita di David in provincia e quella di Lucien nella capitale, su cui Balzac dice di costruire il romanzo, risulta smentito dai fatti. Esso viene infatti negato da una morale secondo cui ciò che conta è solamente il non coltivare illusioni che possano precludere una visione disincantata della realtà. Per il fatto di non saper vedere correttamente, vale a dire per la loro incapacità di percepire la complessità del reale e di valutare gli effetti delle loro scelte alla luce dei meccanismi sociali e politici, i protagonisti dovranno assistere al massacro delle loro illusioni. Faranno in questo modo i conti con una realtà che premia chi sa affrontarla nella sua durezza senza rifugiarsi nel conforto delle illusioni. Proprio come hanno saputo fare i proti che nella stamperia di Séchard si sono pazientemente avvicendati pagando alla storia un pedaggio necessario alla loro riabilitazione o come tutti coloro che, senza scandalizzarsi, accettano il loro ruolo in una società che in nulla diverge da un teatro: la realtà sta infatti dietro le quinte, mentre il palco è fatto per raccogliere gli applausi che spettano a chi ha saputo recitare bene o comunque meglio degli altri. Illusioni perdute, in questa bella traduzione di Minsenti corredata da note accurate e da una postfazione ben informata, si offre dunque al lettore come romanzo fondamentale del percorso balzachiano, sia per gli importanti temi trattati sia per la maestosa rappresentazione della società francese, proposti con tutto il vigore di un’arte narrativa e di uno stile nel pieno della loro maturità.

Daniela Schenardi

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Conosci l'autore

Honoré de Balzac

1799, Tours

Nacque in una famiglia della media borghesia e solo dal 1830 aggiunse il «de» al suo cognome; suo padre, che era stato segretario del consiglio del re durante l’Ancien Régime, fu poi capo della sussistenza della 22a divisione militare di Tours; la madre proveniva da una famiglia di commercianti. Dal 1807 al 1813 studiò come interno nel Collège de Vendôme. Quando la famiglia si trasferì a Parigi, iniziò gli studi di giurisprudenza e seguì alla Sorbona i corsi di Cousin, Guizot, Villemain. Nel 1819 i genitori gli concessero un periodo di prova per saggiare la sua vocazione letteraria. In una mansarda del quartiere della Bastiglia, in rue Lesdiguières, scrisse le sue prime opere, una tragedia in versi, Cromwell, e un romanzo...

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