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Reportage romanzato, non è una narrazione tradizionale, i paesaggi non fanno da protagonisti ma gli aneddoti sulle persone e i luoghi
Le recensioni negative restano per me un vero mistero. Libro scritto benissimo. Pieno di suggestioni. Tra i libri che amo di più. E' così che immagino i migliori libri di viaggi e non solo. Niente ridicoli misticismi sull'arte di viaggiare. Quale arte poi? Oggi è solo turismo di massa o comunque un "viaggiare in sicurezza" spacciato per avventura. Questo di Chatwin è il modo giusto di viaggiare e di raccontare. Quello che piace a me. Un libro perfetto.
Oltre ad essere un altro suo titolo, è proprio l'irrequietezza il leitmotiv dell'esistenza di Chatwin, il suo motore e l'innesco della mia voglia di seguirlo. Coloane mi aveva incantata con la 'Terra del fuoco' così, convinta da 'Le vie dei canti' dello stesso Chatwin, scavalcando l'Antartide, mi sono lasciata trasportare là, rafforzata anche dall'immagine di una meseta dal fascino desolato in una cartolina speditami quarant'anni fa da un antico amore, conservata ancora nel libro stesso. E come cartoline sono questi capitoletti, quasi in forma di appunti, frammenti e aneddoti su quella terra e le anime approdate lì - in un passato sia recente sia remoto - per avventura, ambizione, fuga o amore. Avrei preferito una narrazione più organica e compatta, ma è così che lui scriveva, (spesso non disdegnando concessioni all'invenzione di fatti attribuiti a persone reali*), ma è comunque interessante e scritto bene. Luoghi, persone e leggende; tante le storie raccontate e un bel po' di vita vissuta. «Perché andate a piedi? - chiese il vecchio - Non sapete andare a cavallo? La gente di qui detesta quelli che vanno a piedi. Li credono pazzi.» «So andare a cavallo - dissi - ma preferisco andare a piedi. Mi fido di più delle mie gambe.» «Ho conosciuto un italiano che diceva la stessa cosa. Si chiamava *Garibaldi. Anche lui detestava i cavalli e le case. Portava un poncho araucaniano e non aveva bagagli. Saliva fino alla Bolivia e poi si precipitava giù verso lo Stretto. Era capace di fare quaranta miglia al giorno e lavorava solo quando aveva bisogno di stivali. Sono sei anni che non lo vedo - disse -, forse se lo sono portato via i condor.» La Patagonia comincia nella provincia di Río Negro e finisce come la coda ischeletrita di un milodonte; preistorica e incantatrice.
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