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Buono
Bello, fa riflettere, interessante anche come idea regalo o per se stessi. Consigliato.
Un libro molto interessante che offre un tentativo di far chiarezza su Gesù dal punto di vista storico, scritto con grande onestà intellettuale e senza pregiudizio alcuno. Un arricchimento sia per chi è credente, sia per chi non lo è. La Fede è e resta in una dimensione assolutamente personale. Un libro da avere nella propria biblioteca.
Recensioni
Si direbbe che Corrado Augias si sia molto appassionato alla figura del “Grande Inquisitore”, al punto che se un pittore dovesse impersonare oggi il volto del rigido e altero persecutore delle dottrine eretiche, potrebbe senz’altro dargli le sembianze del famoso giornalista e scrittore italiano. L’inquisitore creato da Dostoevskij nei Fratelli Karamazov, come sappiamo, inseguiva in Galilea un redivivo Gesù, che tornava a predicare dopo quindici secoli dalla morte, per condannarlo e ucciderlo di nuovo. Nel suo piccolo e senza diventare il vessillo dell’ideologia totalitaria, Corrado Augias veste ancora una volta i panni dell’inquisitore, e impronta un’indagine a tutto tondo sulla figura di Maria, la madre di Gesù, intesa sia come personaggio storico realmente esistito, sia come oggetto di culto cristiano, sia infine come oggetto di venerazione da parte di artisti, pittori e poeti.
A sottoporsi al fuoco di fila delle domande sferzanti del giornalista, uno dei più eminenti studiosi italiani di mistica e della tradizione spirituale cristiana, Marco Vannini. Quello che ne risulta, com’era già successo con i due precedenti saggi dell’autore Inchiesta su Gesù, scritto con il teologo Mauro Pesce, e Inchiesta sul Cristianesimo scritto con Remo Cacitti, è un’appassionante fraseggio tra l’uomo che dubita e l’uomo che crede, tra la ragione e la fede, tra la razionalità e l’elemento soprannaturale. Dalla sua posizione laica e antidogmatica Corrado Augias intavola una discussione sulla figura di Maria, partendo dalle prime, esili, testimonianze contenute nei testi sacri e ricostruendo l’avventura di un personaggio che con il passare dei secoli, più per intercessione del popolo che per una precipua volontà della Chiesa cattolica, è diventata un mito.
Il punto di partenza, una volta chiarito l’impianto metodologico del testo, che non mira a contrapporre due diverse visioni del fenomeno, ma a spiegare anche le questioni dogmatiche utilizzando argomentazioni razionali, antropologiche e culturali, è Maria come donna realmente esistita nella Galilea qualche anno prima di Cristo. Descrivere l’infanzia della madre di Gesù non è semplice. La donna viene descritta pochissimo nei quattro vangeli canonici e quasi per niente nei testi successivi. Le uniche testimonianze della sua vita si devono ai vangeli cosiddetti apocrifi, che non vengono inclusi tra i testi sacri perché frutto certamente di rielaborazioni successive e perché intrisi di leggende e di credenze popolari. Le fonti relative alla vita di Maria, conferma il professore Vannini, sono esigue e contraddittorie. Di sicuro possiamo dire che visse in Galilea, che concepì Gesù quando era ancora una giovinetta, che probabilmente non sposò né giacque mai con Giuseppe, che quindi non ebbe altri figli, e che a un certo punto il suo corpo venne assunto in Cielo, probabilmente quando era ancora in vita, visto che della sua morte non si racconta in nessuno dei testi tramandati.
Il ruolo totalmente marginale che Maria ha nei vangeli e poi soprattutto nelle lettere degli Apostoli, scritte da San Paolo nei primi secoli dopo Cristo, (al contrario di quanto avviene nel Corano, dove viene tenuta in altissima considerazione come madre vergine del profeta Gesù), spiega le ragioni per cui il culto mariano sia un fenomeno relativamente tardivo nell’ambito della Chiesa cattolica, di cui non c’è quasi nessuna traccia fino al IV secolo.
Ancora una volta è il tortuoso percorso di canonizzazione del culto della Madonna il fulcro dell’indagine di Corrado Augias. Così come ha dimostrato nei suoi precedenti saggi dedicati a Gesù e al Cattolicesimo, così tenta di dimostrare che la Vergine Maria è un prodotto dei tempi moderni, tempi in cui la Chiesa ha dovuto progressivamente ammantare la sua dottrina della dolcezza e dell’abbraccio compassionevole che solo una madre può offrire.
Al devoto questo saggio potrebbe forse apparire blasfemo. Eppure “l’inquisitore” Augias indaga ma non condanna, mostra anzi un rispetto quasi filiale per la Vergine. Alla fine la posizione prevalente sembra essere quella di Vannini: la metafora che sta dietro al concetto di Maria, madre e vergine, è che ognuno di noi, uomo finito e mortale, se si mantiene puro, può ospitare in sé Dio. Una metafora talmente forte e dirompente che anche l'inquisitore, a un certo punto, tace.
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