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Anno edizione: 2020
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“Indisponibilità della vita” e “disponibilità della vita” sono formule di centrale importanza, che sintetizzano due diverse maniere complessive di accostarsi ai temi della bioetica e del diritto. Tuttavia, nonostante il suo carattere “strategico”, in letteratura questo binomio non è stato specificamente ed organicamente tematizzato. Da ciò lo sforzo, da parte di questo libro, di metterne a fuoco la fisionomia storico-teorica, mostrandone le concretizzazioni giuridiche e penalistiche, soprattutto in relazione ai controversi problemi della morte medicalmente assistita
«Una compiuta, capillare e documentata ricostruzione del dibattito» - Fausto Giunta
«Un percorso in cui il filosofo interroga la scienza giuridica, ci interagisce e cerca di instaurarvi un dialogo, attraverso un'analisi profonda e capillare» - Matilde Botto
«È difficile fare meglio di questo volume per la precisione delle argomentazioni e la ricchezza di documenti di varia provenienza che sono discussi» - Eugenio Lecaldano
«Un passaggio obbligato per chi, nell'affrontare le controverse questioni di fine vita, intenda comprendere "le radici teoriche ultime" delle contrapposte posizioni» - Patrizia Borsellino
Nel celebre dialogo platonico Fedone, Socrate afferma con tranquillità: «Noi uomini siamo proprietà degli dèi». È facile notare come una tale affermazione risuoni con le posizioni classiche del cristianesimo in materia, ma d'altra parte è un fatto che la filosofia di ogni matrice da sempre ragioni senza sosta sulle zone liminari dell'esistenza. Nella fattispecie, nonostante la progressiva secolarizzazione del mondo, in cui l'uomo sembra essere ormai l'unico padrone del proprio destino, una domanda fondamentale continua a pesare sulla soglia di uscita: se la vita è a nostra disposizione, lo è anche la morte? Oggi che la tecnica ha complicato il discorso, estremizzandone presupposti e conseguenze, "indisponibilità della vita" e "disponibilità della vita" restano formule di centrale importanza, che sintetizzano due diverse maniere complessive di accostarsi ai temi della bioetica e del diritto. Tuttavia, nonostante il suo carattere "strategico", in letteratura questo binomio non è stato specificamente e organicamente tematizzato. Così, dopo anni di studio, Giovanni Fornero ne traccia per la prima volta la fisionomia storico-teorica complessiva, mostrandone le concretizzazioni giuridiche e penalistiche, soprattutto in relazione ai controversi problemi della morte medicalmente assistita. "Indisponibilità e disponibilità della vita" è un paziente e approfondito lavoro di ricerca giuridica e filosofico giuridica che persegue gli ideali del rigore e della chiarezza, rivolgendosi quindi non solo agli specialisti ma anche al più largo pubblico, sensibile all'incandescente urgenza di questi temi. Fornero infatti non si limita a ricostruire lo stato dell'arte, né a registrare il dibattito in corso (e i suoi antecedenti storici), ma prende apertamente posizione in merito alle cruciali questioni del diritto di morire, del suicidio assistito e dell'eutanasia volontaria. Questioni che sono al centro di un acceso dibattito nel nostro Paese e che interpellano nello stesso tempo l'etica, la filosofia, il diritto, la politica pensata e quella agita.
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Si tratta di una ricerca filosofico giuridica sul binomio indisponibilità e disponibilità della vita condotta con rigore e chiarezza, che presenta, accanto ad una parte espositiva e descrittiva, un’aperta presa di posizione sulle cruciali questioni del diritto di morire, del suicidio assistito e dell’eutanasia volontaria. L’aspetto peculiare del corposo contributo di Fornero, che copre più di ottocento pagine, sta nel formulare un’originale “proposta teorica apripista di un percorso possibile” volto ad affermare il “diritto alla morte assistita”. Il libro è dedicato “a tutti coloro che si sono battuti e si battono per la libertà di scelta di fronte alla vita e alla morte”, e qui il concetto di dedica appare quanto mai appropriato, considerando l’esplicito proposito dell’autore di “fornire una legittimazione teorica allo sforzo di quanti si battono da sempre per il ‘diritto di morire’, prospettandolo alla stregua di un diritto civile che dovrebbe competere a ogni cittadino di una società avanzata.”
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