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Gabriela Fantato, nella prefazione a questo libro di Mia Lacomte (critica letteraria, autrice teatrale e per l'infanzia, traduttrice ed esperta della letteratura di emigrazione), scrive: "Mia sa conferire la parola ai corpi esposti nella loro nudità...guarda il mondo nei suoi lati meno interrogati e nella sua memoria dimenticata, e lo riscatta, offrendo parola, calore e colore a tutto, anche a ciò che sembra di poco conto, che si dimentica e va a finire nei ripostigli, della casa e della memoria...". In effetti, sembra essere proprio la materialità degli oggetti, l'affollarsi delle cose intorno a noi, ciò che cattura maggiormente l'attenzione poetica dell'autrice, come nella bella poesia intitolata "Ikea": "Letti armadi librerie divani/ mensole sedie scrivanie/ lampade stoffe cuscini/ pentole tende tappeti/ piatti vasi bicchieri/ giochi posate// viti bulloni/ automatici/ chiodi// istruzioni// non trovi cosa resterà di te/ dopo tutto questo vivere/ cosa resterà da vivere". L'elencazione minuta e assediante di ciò che riempie lo spazio intorno, ("dettagli che non lasciano scampo all'azzurro", la "chincaglieria/ più ingannevole") è resa più ansante e ossessiva dall'assoluta mancanza della punteggiatura, in un'atmosfera che si fa via via più minacciosa e destinata alla fragilità inesorabile della decomposizione (i titoli di alcune poesie sono emblematici: Darkroom, Rovine, Inventario, Casa di bambola...): "e muore il sacchetto nella teiera/ lo spago morsicato dal gatto/ carta straccia nello zaino di scuola/ il cappotto destinato al suo gancio// per solidarietà di cose/ apparente". Altre sezioni del volume dedicate ai personaggi del circo o alle protagoniste femminili delle fiabe giocano comunque con la malinconica consapevolezza di un inevitabile equilibrismo femminile tra quotidianità e aspirazione all'assoluto: "In equilibrio tra la lana e le piume/ volto e rivolto il nucleo del mio giacere...// se potessi levarmi domani/ riposata in eterno/ a squarciagola".
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