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«L'antifascismo di Leone Ginzburg era nutrito di quella cultura storica, umana e umanistica che permetteva di distinguere, senza possibilità di sbagliarsi, la civiltà dalla barbarie, i germi di progresso da quelli di decadenza, la durevole conquista dall'avventura, il pensiero dalla retorica» - Norberto Bobbio
Da Viareggio al mitico liceo D’Azeglio di Torino, dalle amicizie giovanili al lavoro editoriale presso la Casa Einaudi, di cui fu fondatore con Giulio e con Cesare Pavese, l’intera esperienza biografica di Leone Ginzburg – la sua opera migliore – s’inscrive nella cifra unificante del modello gobettiano di intransigenza politica e apertura culturale e culmina con il rifiuto del giuramento imposto dal governo fascista ai liberi docenti, con la militanza in GL, la carcerazione, il lavoro clandestino nel Partito d’Azione, il confino e dopo il 25 luglio, l’impegno nella Resistenza romana. Esempio altissimo di moralità della politica, la voce di questa splendida figura d’intellettuale, straordinario suscitatore di cultura, che alle cattedre preferì l’azione diretta per la libertà di tutti, fino a pagarne le conseguenze con la sua stessa vita, ci appare oggi come una difficile eredità, un’eredità che pochi saprebbero raccogliere, ma a cui dobbiamo guardare con reverenza. In un’epoca in cui gli intellettuali si piegarono, nella quasi totalità, al potere mussoliniano, Ginzburg rappresentò la splendida eccezione; fu, davvero, «l’intellettuale antifascista». )Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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