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Intellettuali in guerra. «L'Azione» 1914-1916. Con un'antologia di scritti - Catia Papa - copertina
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Intellettuali in guerra. «L'Azione» 1914-1916. Con un'antologia di scritti
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Intellettuali in guerra. «L'Azione» 1914-1916. Con un'antologia di scritti - Catia Papa - copertina

Descrizione


Progettata all'indomani dell'impresa libica e della concessione del suffragio universale maschile, "L'Azione" - settimanale del movimento nazionale liberale - si proponeva di rinnovare la cultura liberale in senso nazionale e favorire l'emersione di una nuova classe politica, capace di guidare la modernizzazione del paese senza nulla concedere al "riformismo" giolittiano. Il proposito di coniugare liberalismo e nazionalismo guidò parte della generazione intellettuale d'inizio Novecento, cresciuta nella critica alla democrazia "atomistica" ma delusa dall'orientamento dell'Associazione nazionalista. Gli intellettuali che diedero vita o collaborarono all'"Azione" approdarono al nazionalismo liberale attraverso un'articolata riflessione sulle origini dello Stato unitario, le matrici ideali del liberalismo italiano, il ruolo storico delle élite e la democrazia politica, il valore morale e materiale della guerra. Pubblicata tra il 1914 e il 1916, l'"Azione" declinò questi temi nel pieno della stagione interventista, fornendo un saggio delle tante ambiguità presenti nella cultura politica dei suoi autorevoli collaboratori rispetto all'indirizzo dell'Ani, delle complicità tra un liberalismo che si voleva rigenerato nel culto della solidarietà e grandezza nazionale e il nazionalismo "ufficiale". Ambiguità che deflagrarono nel corso della guerra, sciogliendosi solamente al cospetto del regime fascista.
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Dettagli

2006
14 luglio 2006
256 p., Brossura
9788846477255

Voce della critica

Se si scorre l'elenco dei fondatori e promotori di "L'Azione", settimanale fondato il 10 maggio del 1914 a Milano, si trovano nazionalisti democratici delusi dall'Ani (Associazione nazionalista italiana), ormai lanciata verso una deriva dichiaratamente reazionaria, come Paolo Arcari, un folto gruppo di giovani liberali come Alberto Caroncini e Giovanni Borelli, poi firme famose del giornalismo italiano come Giovanni Amendola e Giuseppe Antonio Borgese, il giovane Dino Grandi, e Gioacchino Volpe, ma anche Giovanni Boine. Nell'immediato futuro alcuni di questi diventeranno teorizzatori, o almeno aperti sostenitori, del regime fascista. Alcuni diventeranno invece antifascisti. L'autrice affronta in modo sistematico le due anime della rivista (la nazionale, la liberale) e il nuovo oggetto che ne emerge, vale a dire un nazionalismo arricchito dei principi imprescindibili del liberalismo e privato degli aspetti più reazionari. Il percorso biografico e culturale del direttore Arcari e del condirettore Caroncini prende forma con l'ausilio di materiali inediti, e nel complesso lo studio ha il merito di analizzare le singole posizioni di chi vi pubblica, riportandole al contesto turbolento degli anni che precedono il conflitto. "L'Azione", continuando la strada aperta da "La Voce" di Prezzolini, concentra del resto la riflessione sulle caratteristiche della classe dirigente, sul valore della guerra come "farmaco" e sulla crisi delle élite di fronte alla società di massa, ritagliandosi un suo spazio significativo. Forte e dibattuto è l'impegno per l'interventismo. Arricchisce e approfondisce lo studio una rappresentativa selezione di articoli.
  Enrica Bricchetto

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