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Che la vecchiaia non coincida con l’età anagrafica è un dato acquisito da tempo. Le definizioni di ‘vecchiaia’ possono essere diverse. ‘Un ingorgo di deficit’: la definizione di Regis Debray riassume perfettamente la sostanza di tale condizione, intesa come diminuzione delle funzioni di apparati e organi col passare del tempo e del manifestarsi di deficit funzionali d’organo e in particolare del sistema nervoso. Quest’ ultimo – il cervello in particolare – gioca un ruolo da protagonista indiscusso nel condizionare l’invecchiamento. Infatti l’età di un individuo la giudichiamo non dall’ età anagrafica, ma dal suo comportamento (andatura, eloquio, interessi, reattività, tono dell’umore, socialità, reazioni emozionali, ecc) che ovviamente in primis è condizionato dal modo in cui il cervello svolge le sue molteplici funzioni. In tal senso il processo mnemonico ha un ruolo fondamentale, articolato in tre fasi (codifica, memorizzazione, ricordo) che vedono coinvolti ippocampo e varie aree di corteccia cerebrale (occipitale, temporale, frontale). Con l’invecchiamento i più penalizzati sono i neuroni dell’ippocampo ( perdita e modificazione dei contatti sinaptici) e la codifica , la memorizzazione e il ricordo ne risentono particolarmente. Certo con l’invecchiare si è soggetti a dimenticanze, ma spesso si tratta di un ‘oblio benigno’, prevalentemente dovuto a deficit di attenzione. Ma l’invecchiamento ‘fisiologico’ è condizionato negativamente anche da fattori psico-sociali, quali la depressione, la perdita di scopi e di ruoli, la noia; ma analogamente risente positivamente di compensazioni, quali l’esperienza passata, le abitudini acquisite, gli affetti. Ampia parte del libro è dedicata infine alle malattie neurodegenerative (Alzheimer, Parkinson, corea di Huntington, SLA). Argomenti delicati, complessi trattati con straordinaria chiarezza, fruibili da tutti i lettori.
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