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Invidia. La passione triste. I 7 vizi capitali
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Invidia. La passione triste. I 7 vizi capitali - Elena Pulcini - copertina
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Invidia. La passione triste. I 7 vizi capitali

Descrizione


È il peccato di Lucifero geloso dell'uomo, quello di Caino verso Abele, quello di Saul nei confronti di Davide, ma anche quello di Grimilde per Biancaneve. Se è vero che ogni vizio comporta piacere, ciò non vale per l'invidia, veleno dell'anima che genera tormento e sofferenza: si soffre per il bene e la felicità altrui, vissuti come una diminuzione del proprio essere e segno del proprio fallimento. L'invidia nasce sempre dal confronto. Perché lui/lei sì e io no? Una domanda che deve restare segreta, perché rivela la propria inferiorità. Dall'antichità alle società moderne, dalla fiaba fino alle veline dei nostri giorni, l'autrice insegue questa passione "triste" - ma non priva di violenza quando si trasforma in risentimento - che inquina le relazioni, depotenzia l'Io, paralizza le energie.
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Dettagli

2011
24 febbraio 2011
188 p., ill. , Brossura
9788815146625

Valutazioni e recensioni

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Dostov
Recensioni: 4/5

La superbia è tanto superba da pensare e voler che si pensi che la superbia non è mica un vizio per tutti: solo gli eccellenti che possono fare concorrenza a dio possono porsi il problema di essere di superbi e di fare in modo che perlomeno non si noti tanto, per non rendere infelici più di quanto se lo meritino gli umili, quei poveracci. La Bazzicalupo per la sua passeggiata nel territorio della superbia si sceglie l’interlocutore per antonomasia: l’Ulrich di Musil, che in queste pagine però perde molto mordente. Una scelta superba, dunque, quella della Bazzicalupo, dal risultato conseguentemente deludente.

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alida airaghi
Recensioni: 5/5

Nella collana che Il Mulino dedica ai 7 vizi capitali, il volume riservato all'invidia è affidato alla sapiente competenza letteraria e filosofica di Elena Pulcini. Già il primo capitolo, destinato alla definizione etimologica e culturale dell'invidia ("Passione triste", dal latino in-videre, guardare storto), si apre con un'acuta distinzione tra invidia, gelosia e risentimento, attraverso una colta disamina dei vari apporti alla comprensione di questo sentimento. Elena Pulcini spazia infatti da Esopo a S. Tommaso, da Scheler a Nietzsche, da Lacan a René Girard, senza dimenticare le arti figurative e il cinema, e con riferimenti alla cronaca più recente (da Erba a Avetrana). Nei capitoli successivi, l'excursus dell'autrice prende l'avvio dai greci: pressoché ignorata da Omero (che privilegia la descrizione dell'ira), è invece narrata efficacemente a partire dai tragici (che arrivano ad attribuirla persino agli dei) e ai politici, che ne danno addirittura una concretizzazione sociale nell'istituzione dell'ostracismo. Ben nota alle pagine delle Scritture (da Lucifero a Caino, da Giacobbe a Giuseppe, per finire con lo stesso Gesù, vittima consegnata alla croce proprio per invidia), ritorna prepotentemente in scena durante il Medioevo. E' infatti Gregorio Magno che la cataloga al secondo posto tra i vizi capitali, e Dante nel Purgatorio condanna gli invidiosi ad avere gli occhi cuciti col fil di ferro. Se si invidia soprattutto quando ci si confronta, in un ambito a cui si tiene molto, con qualcuno che ci è pari, realisticamente commensurabile con noi (e mai con chi ci è troppo superiore), si pecca proprio "con la malignità dello sguardo, in quell'evil eye che si posa obliquamente sull'invidiato". E allora risulta particolarmente pungente, nella galleria iconografica offerta dal volume, la foto di una Sofia Loren che occhieggia invidiosa la scollatura di Jayne Mansfield.. Un libro illuminante,che arriva a indagare questo universale "tarlo dell'anima" fino alla cultura moderna e postmoderna.

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Elena Pulcini

Elena Pulcini, professore ordinario di Filosofia sociale presso il Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Università di Firenze, insegna presso il Dipartimento di filosofia di Firenze. Ha posto al centro della sua ricerca il tema delle passioni e dell’individualismo, delle patologie sociali della modernità e delle forme del legame sociale, sviluppando anche una riflessione sul soggetto femminile. Ha poi concentrato la sua attenzione sulle trasformazioni antropologiche dell'età contemporanea e sui possibili fondamenti emotivi di una nuova etica, proponendo una filosofia della cura per l’età globale. Molte le sue pubblicazioni su riviste e volumi internazionali. Tra i suoi lavori recenti, alcuni dei quali tradotti nelle principali lingue...

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