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Testo ben comprensibile con eleganti riferimenti all'evoluzione della storia della meditazione cristiana cattolica, con scontati esempi di durezza e contraddizioni teologiche da parte curiale. Però ad una lettura più smaliziata, al di là dell'approccio apparente quasi naif del pensatore in veste socratica, si avverte un desiderio "decostruzionista" di moda in un certo mondo contemporaneo. P.es., cap VII, 44: la storicità della resurrezione di Gesù è messa sottilmente in parallelo alla storicità di Baruq, il cavallo che portò Maometto dalla Mecca a Gerusalemme, attribuendo ai due episodi lo stesso peso nel rispettivo contesto religioso. Nell'A.T. Elia era stato trasportato in cielo da un carro di fuoco: pur accettando parimenti veri i fatti, il messaggio escatlogico e soteriologico per l'uomo è lievemente diverso se si tratta di accettare Gesù risorto (con il suo carico di esser anche il Cristo dell'A.T.) o di porsi "in via con l'ippogrifo pel sognato alone". Infantile l'affermazione che una telecamera di sorveglianza al sepolcro non avrebbe registrato nulla in quell'occasione, o la pretesa che il Cristo avrebbe dovuto presentarsi, risorto, ai suoi accusatori per dimostrar loro la congettura (a questo punto il teorema) della figliolanza divina. In ultima analisi, quell'Io di fronte a Dio (ammesso che esista) è un cristiano che ha fatto di Cristo un "avatar"? un Buddha? E' l'Io di Nicodemo? Che dire del sottotitolo, parafrasi di Maimonide "Guida dei perplessi": forse era più vicino alla realtà parlare di "Labirinto dei perplessi". Suona più intellettualmente onesto l'annuncio lapidario di Zarathustra: - Dio è morto, Dio è morto per il suo patire con gli uomini.- Già, e allora con Kant non resta che "il cielo stellato sopra di me e la coscienza morale in me"; e che questo non fosse congruente con il dogma di qualunque religione sistematica l'avevamo già ricevuto per altra lectio (ma c'è anche chi dice "Good bye Kant")
Mi ha colpito, per la sua ovvietà (che è cosa diversa dalla banalità: la banalità è una cosa stupida, l'ovvietà è una cosa evidente), l'osservazione che noi accettiamo la cultura cattolica perché siamo italiani, mentre se fossimo sauditi accetteremmo l'Islam e se fossimo thailandesi il Buddismo. Poi, in realtà, non conosciamo la religione cattolica: ho trovato professori convinti che Gesù avesse tre nature e insegnanti di religione che avesse una sola volontà (eresia monotelista ! ). Figuriamoci cosa sappiamo delle altre teologie. Quindi rifiutiamo religioni che non conosciamo.
un libro assolutamente deludente, soprattutto quando le attese sono sostenute da recensioni significative. Il proposito di fungere da "guida dei perplessi" é troppo ambizioso per gli strumenti modesti dell'autore. Non aiuta i credenti, non aiuta gli atei, non aiuta i perplessi; é solo un discreto sunto della teologia fondamentale contemporanea infarcito di numerose citazioni di Kant. La prima parte potevo scriverla pure io che mi occupo di dighe; la seconda, la cosiddetta pars costruens é ridicola. Esiste sostanzialmente un Dio intrapsichico che si avverte in termini di esperienza, sollecitazione, attrazione del bene. L'etica sarebbe Dio. Mi sono sempre chiesto se la teologia ha un valore in sé oltre quello antropologico-sociologico (l'uomo che cerca un senso della vita... al solito). Se Mancuso può essere accostato a Kung o a Boff, posso rispondere: la teologia serve ai furbi ad entrare nel mondo dell'insegnamento per una via breve, e poi, a vendere libri. Sono stato troppo cattivo?
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