Io ti salverò

La grande notorietà dell'omonimo film di A. Hitchcock crea aspettative decisamente erronee riguardo al romanzo, scritto verso la metà degli anni '40. Personalmente, a parte la trama che ne ha tratto il maestro del brivido, ho trovato il romanzo eccessivamente ingenuo, contraddittorio e con personaggi poco credibili a cominciare dalla figura della protagonista, psichiatra in erba, che si rivela senza alcuna difesa difronte ad un paranoico satanista; infatti non solo non individua nel soggetto in questione nessun accenno di follia, ma ne rimane vittima fintanto che la vera natura dello pseudo dr Murchison non prende il sopravvento. Ho notato inoltre diverse analogie con l'inquietante "Parroco di Altarnum" protagonista dello splendido romanzo di Daphne Du Maurier "Taverna alla Giamaica" incluso il fatale destino a cui vanno entrambi incontro. Peccato per l'ambientazione che avrebbe potuto servire egregiamente da scenario a qualcosa di indimenticabile.

Da grande estimatrice di Hitchcock ho acquistato questo libro pensando di trovarvi una versione cartacea dell’omonima trasposizione cinematografica. Nulla di più diverso. Il romanzo in sé è un tributo ai capolavori della letteratura gotica dell’Ottocento, gli elementi ci sono tutti: un grande maniero alle pendici di un monte in Svizzera, una giovane psicologa alle prime armi, un mistero da svelare, inquietanti avvenimenti notturni. Se si considera l’opera senza pensare al film (come poi ho deciso di fare), questo romanzo scritto nei primi decenni del Novecento diventa sempre più interessante: dall’incidente al quale assiste Constance mentre si reca allo Chateau Landry, passando per l’elemento coercitivo della clinica psichiatrica, unito alla sudditanza dei pazienti e alla figura semi-demoniaca del dottor Murchinson rendono lo svolgersi degli eventi claustrofobico e avvincente. Diverse note noir e psicologiche permeano il romanzo che però non può essere annoverato tra quei generi. La trama conturbante ben orchestrata dall’autore unita alla sua abilità nel descrivere i principali tratti psicologici dei personaggi rendendoli grotteschi (Ambrose Deeling), inquietanti (il reverendo Hickett) o angoscianti (la dottoressa Sedwig), rende questo romanzo una lettura gradevole anche se non sempre scorrevole a causa dello stile disomogeneo.