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Anno edizione: 2010
Anno edizione: 2014
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Saggio sull'Italia del miracolo economico, un libro breve che si legge quasi d'un fiato. Scritto in maniera chiara e semplice, riporta il lettore di una certa età a rivivere gli anni di un paese completamente diverso, in profonda mutazione, protagonista di una crescita senza precedenti. L'Italia dei padri di noi 40/50enni di cui, da bambini, abbiamo visto solo più ciò che era rimasto, sopravvissuto alle prime crisi degli anni 70. Consiglio, per un'analisi più completa del nostro paese, sempre dello stesso autore, il più voluminoso e ampio saggio "Storia economica d'Italia". Giancarlo
Recensioni
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Esattamente mezzo secolo fa, la lira italiana si vedeva assegnare, da una giuria internazionale coordinata dal prestigioso "Financial Times", l'Oscar per la moneta più stabile del mondo occidentale. Con questa notizia si apre lo svelto libretto che uno dei massimi storici economici e d'impresa italiani dedica al "miracolo economico", come fu definito nel 1959 da un altro organo di stampa britannico, il "Daily Mail", lo stato di grazia dell'economia della penisola dell'epoca.
I primi dei quattro densi, godibilissimi, capitoli nei quali il libro si articola sono appunto volti a tracciare a grandi linee come, "a dispetto di tante nere previsioni (
) un sistema industriale, che sembrava un calabrone tozzo e greve, aveva (
) messo le ali per volare in alto e non più radente di qualche spanna dal suolo". Il segreto del successo, scrive l'autore, si deve in primo luogo alle politiche, governative e imprenditoriali, di rigido contenimento dei salari. Basti pensare che in termini reali gli indici retributivi furono pressoché stazionari fra il 1950 e il 1954 e che, secondo i calcoli della Banca d'Italia, fra il 1953 e il 1961, a un incremento dei salari pari al 46,9 per cento corrispose una crescita media della produttività dell'84 per cento. In secondo luogo, bisogna ricordare "l'adozione nei maggiori complessi di alcune attrezzature e tecnologie già collaudate nei paesi più avanzati, in particolare negli Stati Uniti", grazie al contributo del Piano Marshall. In terzo luogo, risultò importante "il trend relativamente costante dei prezzi della materie prime, manifestatosi dopo la fine, nel 1953, della guerra di Corea" e reso possibile anche dalle crescenti interdipendenze sviluppate in sede di progressiva formazione del mercato comune europeo. Infine, sottolinea Castronovo, va considerato "il livello relativamente contenuto dei tassi di interesse, e quindi del costo del denaro", frutto della "severa azione di vigilanza svolta dalla Banca d'Italia a presidio della stabilità monetaria" e della "efficace politica praticata dal governatore Donato Menichella nell'uso (a seconda delle occorrenze) delle riserve auree e delle valute pregiate".
Illustrati i grandi processi economici e i risvolti politici del "miracolo", cioè, come hanno scritto di recente Paolo Malanima e Vera Zamagni, la sostanziale capacità della Dc di governare la crescita del paese, pur non senza crescenti "danni collaterali" clientelari, Castronovo passa nel terzo capitolo a una disamina degli attori economici coinvolti. Ecco allora disegnato, in pagine di grande chiarezza, il capitalismo "bicefalo" italiano, con pochi grandi gruppi, privati e pubblici (e la prevalenza del pubblico nelle produzioni di base e del privato in quelle di beni di consumo durevole), e una miriade di piccoli e medi operatori. Parte di questi ultimi costituiranno poi, per usare la felice espressione di Andrea Colli, il cosiddetto "quarto capitalismo". Sullo sfondo si staglia, nell'ultimo capitolo, quell'universo dei consumi rispetto al quale il libro denuncia qualche limite di approccio e di riferimenti bibliografici, evidenziati, ad esempio, nelle poche righe dedicate alla pubblicità. Ma la solidità e la scorrevolezza dell'insieme ne escono ampiamente confermate.
Ferdinando Fasce
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