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Una saga familiare sospesa tra spazi e tempi tanto distanti quanto sovrapposti tra loro è quella narrata da Juan Goytisolo (1931) – scrittore spagnolo di prim'ordine da poco riscoperto in Italia – in questo libro apparso in Spagna nel 1993. Ed è poco prima del 1993 che ha inizio questa storia più esattamente l'8 agosto del 1991 data dello sbarco di migliaia di rifugiati albanesi sulle coste della Puglia un fatto che all'epoca ebbe una risonanza mediatica eclatante e che Goytisolo riprende per avviare una dura riflessione sul mondo attuale. Ad assistere allo spettacolo offerto da tutti i telegiornali è nientemeno che la famiglia Marx riunita davanti a un televisore in cui le immagini dello sbarco si alternano a quelle di un film di Fellini. Il lettore si trova dunque di fronte a un testo dalla struttura anacronistica una prerogativa irrinunciabile per l'autore che peraltro è assai presente all'interno del libro nei panni di uno scrittore alle prese con la biografia di Karl Marx costretto a districarsi tra le fonti discordanti di cui dispone e a fare i conti con un editore che pretende un libro lineare e verosimile. Ha così inizio un percorso costellato di incontri con vari esperti di marxismo ma soprattutto con i personaggi storici stessi trapiantati in un mondo attuale descritto in tutto il suo orrore e obbligati a scontrarsi con il fallimento delle proprie idee. Ma lo sfasamento temporale volto a istituire un costante parallelismo tra la le condizioni del mondo in cui Marx aveva elaborato la propria dottrina e quelle del capitalismo contemporaneo raggiunge il parossismo seguendo il leitmotiv del sensazionalismo mediatico. Ed ecco che la famiglia Marx si ritrova a mettere in scena la propria vita all'interno di un telefilm che va in onda seguito da un dibattito televisivo al quale insieme a diversi studiosi viene invitato il narratore. In tale dibattito si contrappongono le teorie sulla vita di Marx enumerate mescolate e confuse nelle pagine anteriori ma tutto si riduce puntualmente a uno scambio di insulti tra i partecipanti finché lo show viene sospeso per l'irruzione dei rifugiati sbarcati in Italia all'inizio del libro. In tal modo l'autore tira le fila di un romanzo dalla composizione tortuosa dove i fatti le parlate le innumerevoli versioni di una stessa vicenda si mescolano come in un montaggio filmico dove l'indagine storica s'interseca a quella sul narrare per lasciare irrisolti molti dei nodi che la compongono e insinuando nel lettore il dubbio che tutto non sia altro che un interminabile show nel quale sono i personaggi fittizi a divenire reali e il reale a farsi finzione. Un libro spietato e grottesco che offre una visione ironica e disincantata della società di oggi mettendola faccia a faccia con uno dei mostri più o meno sacri della cultura occidentale.
Natalia Cancellieri
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