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Anno edizione: 2018
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“La gente ha paura di ciò che non conosce” ed è proprio per questo che la piccola protagonista si trova a scontrarsi ed arrabbiarsi contro i pregiudizi delle persone che la sua famiglia incontra di città in città. Una lettura che avvicina i piccoli lettori alla vita delle persone rom senza nascondere tutte le credenze, i pregiudizi e le ingiustizie che ruotano intorno a loro.
Acquistato per mia figlia come libro estivo. Sicuramente non è una lettura "amena" come tanti altri libri di racconti ecc. Questo libro autobiografico offre un punto di vista differente sulle condizioni di vita delle popolazioni Rom. Sebbene sia ambientato in Svezia, negli anni 30 del 1900, tratta una tematica ancora attuale: il problema dell'integrazione, dei pregiudizi e della paura del diverso. Il linguaggio è semplice ed è adatto a bambini delle scuole elementari. Leggeremo sicuramente i due volumi successivi, sperando vengano presto pubblicati in italiano anche i libri seguenti.
Ottima lettura per vedere la stupidità della società con gli occhi di un bambina.
Recensioni
La Storia compare in I ragazzi di villa Emma di Annalisa Strada e Gianluigi Spini (Mondadori, illustrazioni di Roberta Ravasio), che racconta l’accoglienza che il piccolo paese di Nonantola riserva in piena seconda guerra mondiale ai profughi ebrei in fuga: una narrazione più classica, documentata, ma non meno importante, nella direzione di un tentativo di coltivare un rapporto con la memoria che serva a costruire cittadini consapevoli.
Un afflato simile di impegno civile troviamo in due titoli che vengono da autori non italiani e che raccontano due storie con protagonisti zingari: Katitzi di Katarina Taikon (Iperborea), un classico svedese dedicato a una bambina rom di grandissima forza vitale, e Il pavee e la ragazza, di Siobhan Dowd (Uovonero, illustrazioni di Emma Shoard: l’esordio letterario di una grande narratrice prematuramente scomparsa), costruito intorno all’incontro tra una ragazza irlandese e un ragazzo di etnia pavee.
Età di lettura: 9-11 anni.
di Angela Catrani e Beniamino Sidoti
Katitzi è una bambina rom di otto anni, che vive ormai da diverso tempo in un orfanotrofio in Svezia, dove si distingue dagli altri bambini per la sua vivacità ed esuberanza. La piccola non è abituata a seguire le regole e la sua indisciplina la porta spesso a essere sgridata dalla severissima istitutrice, la signorina Larsson.
Proprio mentre i bambini cominciano a interrogarsi sulla diversità di Katitzi e sul significato della parola “zingara” che le viene sempre attribuita, il padre della bambina arriva all'istituto per riportarla finalmente via con lui. Da quel momento la vita di Katitzi cambia radicalmente: non abita più in una casa, ma in una carovana, e non può più giocare, perché deve lavorare al luna park di suo padre insieme a tutta la famiglia.
Grazie soprattutto all'aiuto delle sue sorelle maggiori, la bambina riesce ad affrontare il drastico cambiamento di stile di vita senza perdersi d'animo.
Impara quindi a conoscere meglio la sua etnia, a lavorare sodo e a prendersi cura dei propri fratellini, ma continua a sognare di studiare, fino a convincere il padre a iscriverla alla scuola elementare più vicina, andando incontro a molte difficoltà a causa dei pregiudizi degli svedesi.
Il racconto, primo di tredici volumi, è ambientato alla vigilia della seconda guerra mondiale e narra in maniera semplice e delicata le piccole ingiustizie e intolleranze quotidiane, viste dalla spontanea prospettiva della piccola protagonista. La storia ha un forte intento educativo ed è ispirata all'infanzia della scrittrice stessa, Katarina Taikon che è stata soprannominata “la Martin Luther King di Svezia” per il suo ruolo determinante nella lotta per i diritti civili a livello nazionale.
Le avventure di Katitzi, molto amate nei paesi nordici, sono arrivate in Italia solo di recente, grazie alla traduzione di questo libro da parte di Iperborea, che ne ha intuito il forte intento comunicativo. Nel complesso, è una lettura ideale per i bambini dai sette anni in su, ai quali si desidera tramandare il valore dell'inclusione e della solidarietà.
Recensione di Martina Altrui
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