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Anno edizione: 2013
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Una biografia che ha l'ampio respiro di un'opera di invenzione e di poesia, pur nella sua fedeltà ai dati storici. Le pagine iniziali si aprono su un ragazzo quattordicenne che cresce nell'attesa di chissà quale nebuloso avvenimento futuro: lontano dalla madre, che si è risposata e vive a Milano, Konrad è affidato alla sorveglianza dei due zii materni in un tetro castello della Baviera. Essendo l'ultimo erede della stirpe Sveva, viene educato nel mito della sua antica casata, con il miraggio che sappia meritatamente riportarla ai fasti trascorsi. Va quindi a caccia, gioca a scacchi, studia le lingue classiche, presiede diete di principi: è un apprendista imperatore, ma è anche un giovane appena sbocciato all'adolescenza, con i turbamenti propri di chi teme l'abbandono dell'infanzia. Ha già molto sofferto, episodi oscuri e tragici hanno marchiato profondamente la sua psicologia, portata naturalmente alla malinconia e alla riflessione. Sarà il nonno, Federico II redivivo, comparsogli davanti come deus ex machina, a scuoterlo dalla sua remissività, a provocarlo con le sue posizioni irridenti, con le sue violenze arroganti: il ragazzo Corradino protesta, gli si oppone, ma alla fine agisce. Nei momenti cruciali delle scelte, Federico II appare al nipote, tornando, vecchio ma indomito, per cercare nell'erede qualcosa di se stesso e richiamarlo all'impegno dovuto al suo nome. I due Svevi si fronteggiano in un continuo duello di idee e atteggiamenti: l'uno miscredente, carnale, feroce, l'altro pio, casto, tenero. Corradino è scisso tra ribellione e obbedienza: poi decide, e scende in Italia, a quindici anni, per contendere al Papa e a Carlo d'Angiò le terre che erano state degli avi. Nelle ultime pagine, il sacrificio quasi messianico di Corradino viene riconosciuto nella sua nobiltà anche dal nonno Federico II: "Sei molto diverso da me...però, sei uno Svevo anche tu... Vai in tutt'altra direzione, ma anche tu voli alto...di te anche i semplici serberanno ricordo".
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