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Lavorare gratis, lavorare tutti. Perché il futuro è dei disoccupati
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Lavorare gratis, lavorare tutti. Perché il futuro è dei disoccupati - Domenico De Masi - copertina
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Lavorare gratis, lavorare tutti. Perché il futuro è dei disoccupati

Descrizione


Un'inchiesta, una requisitoria e una proposta per vincere la partita del lavoro in undici mosse.

«Disoccupati di tutto il mondo, connettetevi!»

Ormai non esiste famiglia dove non ci sia un figlio, un parente o un amico che non sia disoccupato. Se ne parla come di un appestato, abbassando la voce per non farsi sentire dagli estranei, e comunque sospettando che, sotto sotto, si tratti di un fannullone o di uno scapestra- to. Con la disoccupazione giovanile stabile oltre il 40 per cento, l’Italia è oggi un Paese con milioni di questi fannulloni e scapestrati. Tutte le soluzioni sperimentate finora, compresi i voucher e il jobs act, celano l’intento di ampliare a dismisura un esercito di riserva professionalizzato e docile, disponibile a entrare e uscire dal mondo del lavoro secondo le fluttuazioni capricciose del mercato. Invece bisognerebbe avere il coraggio di affrontare il problema in tutta la sua gravità: la disoccupazione non solo non diminuirà, ma è destinata a crescere. Basta guardarsi intorno: ieri le macchine sostituivano l’uomo alla catena di montaggio, domani software sempre più sofisticati lavoreranno al posto di medici, dirigenti e notai. Insomma, il progresso tecnologico ci procurerà sempre più beni e servizi senza impiegare lavoro umano. E la soluzione non è ostacolarne la marcia trionfale, ma trovare criteri radicalmente nuovi per ridistribuire in modo equo la ricchezza. Per questo i disoccupati e tutti coloro che temono di poterlo diventare, se vogliono salvarsi, devono adottare una precisa strategia di riscatto. Perché pretendere un comportamento e un’etica ritagliati sul lavoro quando il lavoro viene negato? Perché non trasformare i disoccupati in un’avanguardia di quel mondo libero dal lavoro e sperimentare le occasioni preziose offerte da quella libertà? Ciò che oggi si prospetta non è conquistare, lottando con le unghie e con i denti, un posto di ultima fila nel mercato del lavoro industriale, ma sedere nella cabina di regia della società postindustriale. La soluzione è un nuovo modello di sviluppo e di convivenza, che possa condurci verso approdi sempre meno infelici.
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Dettagli

2017
256 p., Rilegato
9788817092265
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Indice

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I. Un mondo a parte e al di sotto

II. La disoccupazione come faccenda individuale

III. La disoccupazione come piaga industriale

IV. La disoccupazione come condanna sociale

V. Le disuguaglianze

VI. Sviluppo senza lavoro

VII. Non stare al gioco

VIII. Che fare

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Nicola Celentano
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Il famoso sociologo Domenico De Masi in questo testo lancia sicuramente una provocazione ma al contempo propone un nuovo modello di convivenza e di sviluppo socio-occupazionale. De Masi inizia col soffermarsi sull'esercito di giovani disoccupati e precari che vanno via via aumentando nell'odierna società post-industriale. Infatti, al notevole aumento di laureati non è corrisposto un proporzionale incremento di posti di lavoro, anzi la meccanizzazione e il progresso tecnologico hanno ridotto moltissimo le possibilità lavorative in quanto ad esempio la sola invenzione del sistema Bancomat ha reso inutile l'esistenza di innumerevoli cassieri. Dunque, De Masi invita l'esercito di disoccupati a non soccombere, a non mettersi in condizione di elemosinare un lavoro per giunta sotto-pagato, bensì auspica l'avvento di una strategia di riscatto. Ovvero, bisognerebbe organizzarsi in modo da lavorare gratis, e studiando nuovi criteri di sviluppo si potrebbe giungere a creare una generazione di persone che, libere dall'ossessione del lavoro a tutti i costi, si porrebbero al comando di un vero e proprio riscatto sociale. L'obiettivo è utopistico sicuramente, ma De Masi ci ha abituati a proposte che fanno riflettere e discutere.

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Voce della critica

Disoccupati di tutto il mondo, unitevi

Disoccupati di tutto il mondo, unitevi

È un atto di accusa, fondato sul compendio della storia della disoccupazione attraverso i secoli (e i millenni). Domenico De Masi scrive come parla. Affabulatore abile e informato, il virtuosismo della sua narrazione rende la lettura fluida, malgrado l’accavallarsi di dati, citazioni, stringate analisi del pensiero di autori monumentali, come Keynes, o dei socialisti utopistici (Fourier, Owen, Saint-Simon). La descrizione dettagliata dei meccanismi che attualmente provocano la distruzione progressiva di posti di lavoro è inframezzata da sintesi a volte illuminanti - «il profitto va perseguito e corteggiato, mai nominato; così pure non vanno mai nominate le classi (che non esistono più), la lotta di classe (estinta per sempre), la rivoluzione (sconfitta dalle riforme), lo sfruttamento (assorbito dalla crisi generale), i padroni (che sono la buona «parte viva» del Paese”)» -, altre volte inclini a forzature. È indiscutibile che «l’economia prende il sopravvento sulla politica, la finanza prende il sopravvento sull’economia», ma subito dopo affermare che «le agenzie di rating prendono il sopravvento sulla finanza» assomiglia a una triplo salto carpiato concluso da una rovinosa caduta.

Un’opera ricca di stimoli e con qualche proposta innovativa, ma alla fine incompleta, certamente non per mancanza di spazio. D’altronde, che per una teoria compiuta non siano necessarie le 256 pagine di questo testo, lo dimostra un autore che, nel profluvio di citazioni, De Masi non menziona mai. A Piero Sraffa sono bastate le 112 pagine di Production of Commodities by Means of Commodities, per offrirci una pietra miliare nella storia del pensiero economico, al cui interno introduce il principio di indeterminazione: non è possibile individuare una legge che determini simultaneamente il salario e il saggio del profitto.

Recensione di G. B. Zorzoli.

Leggi la recensione completa su Alfabeta2.it

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Conosci l'autore

Domenico De Masi

1938, Rotello

Nato a Rotello (Campobasso) nel 1938, Domenico De Masi si era laureato in Giurisprudenza specializzandosi in Sociologia del Lavoro. Aveva collaborato con diverse riviste e testate, come “Il Punto”, “Tempi moderni”, “Nord e Sud”,“Dove” e “Style”. Ha fondato la rivista “NEXT. Strumenti per l'innovazione” e aveva insegnato in diverse università italiane.È scomparso a Roma nel settembre 2023.Aveva anche diretto per l’editrice Clu la collana di scienze sociali e per l’editore Franco Angeli la collana “La Società”.Tra le sue publbicazioni ricordiamo: Il futuro del lavoro (Rizzoli, 1999), Ozio creativo (Ediesse 1991 e Rizzoli, 2000); La fantasia e la concretezza (Rizzoli,...

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