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Il libro è un saggio a più voci. Vari giuristi e filosofi, con provenienze culturali, religiose e nazionali diverse, analizzano alcuni dei più importanti discorsi di papa Benedetto XVI. Ne emerge la critica forte ad un pensiero iper-positivista che esclude qualsiasi fondamento altro, qualsiasi verità su cui fondare la propria vita. Benedetto XVI, però, non fonda tutto sulla fede, ma sulla ragione, meritandosi l'appellativo di "Defensor rationis". Chiare sono, infatti, alcune affermazione del papa: - "Non agire secondo ragione, non agire con il logos, è contrario alla natura di Dio" (Ratisbona, 2006). - Tali diritti [umani] sono basati sulla legge naturale iscritta nel cuore dell'uomo e presente nelle diverse culture e civiltà" (New York, 2008). - "Una cultura meramente positivista che rimuovesse nel campo soggettivo come non scientifica la domanda circa Dio, sarebbe la capitolazione della ragione, la rinuncia alle sue possibilità più alte e quindi un tracollo dell'umanesimo" (Parigi, 2008). - "Le norma obiettive che governano il retto agire sono accessibili alla ragione, prescindendo dal contenuto della rivelazione. [...] Il ruolo della religione nel dibattito pubblico non è tanto quello di fornire tali norme [...], ancor meno è quello di proporre soluzioni politiche concrete, [...] bensì piuttosto di aiutare nel purificare e gettare luce sull'applicazione della ragione nella scoperta dei principi morali oggettivi" (Londra, 2010). - "La ragione positivista, che si presenta in modo esclusivista e non è in grado di percepire qualcosa al di là di ciò che è funzionale, assomiglia agli edifici di cemento armato senza finestre, in cui ci diamo il clima e la luce da soli e non vogliamo più ricevere ambedue le cose dal mondo vasto di Dio. [...] Bisogna tornare a spalancare le finestre [...] Come può la ragione ritrovare la sua grandezza senza scivolare nell'irrazionale? [...] L'uomo possiede una natura che deve essere rispettata e che non può manipolare a piacere."
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