Lessico famigliare

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12/07/2020 15:44:05
Un libro che mi ha lasciata indifferente. Una serie di personaggi statici in un costrutto privo di approfondimento. La prima parte ripercorre usi e modi di dire familiari col puntodi vista dell'autrice bambina. La seconda parte diventa via via un calderone frastornato di episodi e momenti slegati tra loro. Neppure lo stile mi ha affascinata. Delusa
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17/06/2015 21:29:38
Di sicuro non è il miglior romanzo di Natalia che in questa divertente rievocazione della sua vita famigliare spinge talvolta troppo in là la ricerca della "simpatia" sfiorando a più riprese il macchiettismo. Soprattutto i genitori, di cui vengono ripresi instancabilmente i tic lessicali, finiscono per identificarsi troppo col loro stesso linguaggio quasi gergale, divenendo qualcosa di simili a dei simpatici ma poco credibili umanoidi. Molto meglio i tratti più grezzi dedicati agli irrequieti fratelli, di cui si coglie la maturazione attraverso i drammatici anni ( ma mai drammatizzati nel romanzo) del fascismo e della guerra. Ginzburg presenta la famiglia come di una borghesia modesta, quasi povera, ma ciò in un turbinio di serve, cuoche, sartine, balie e bambinaie che fanno perdere mordente alla pretesa modestia economica. E poi che fortuna avere per amici prima Turati, poi i Rosselli, Pajetta, Foa, Adriano Olivetti....invidia? Si!
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30/03/2015 10:39:11
Ingredienti: una famiglia ebrea torinese nel novecento, tanti ricordi linguistici come legami tra i suoi membri, piccoli episodi ordinari dentro grandi fatti storici, vari personaggi famosi (Turati, Casorati, Olivetti, Pavese) entrati in contatto con una famiglia eccezionale. Consigliato: a chi sa coglie lo straordinario nella vita quotidiana, a chi sa scoprire semi di vita nella magia delle parole.
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08/02/2015 11:59:29
Delusione. Lettura piatta, senza stacchi o momenti di approfondimento. Personaggi fra l'altro abbastanza antipatici e noiosi a cui non va mai bene niente. (Anche in 'La strada per Los Angeles' di Fante il protagonista è da prendere a schiaffi ad ogni pagina, ma la scrittura di Fante è un portento!) E poi una famiglia in ci si lamenta di essere con pochi soldi e hanno le donne a fare i mestieri. Boh. Ha vinto il Premio Strega nel 1963 e mi viene il dubbio che fosse parte del manuale 'Cencelli' di distribuzione dei premi letterari fra le diverse major dell'editoria italiana.
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06/01/2015 14:20:36
Libro bellissimo dal contenuto coinvolgente. Siamo a un livello elevatissimo di letteratura. Resterà tra uno dei miei libri preferiti.
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07/12/2014 22:58:10
La prima parte rientra sicuramente nel titolo con una serie di anneddoti ed episodi della famiglia Levi. Poi ad entrare in scena è Natalia, con i suoi cari a fare da sfondo, e a quel punto la narrazione si dipana in tanti rivoli che rendono complicata la lettura comunque interessante.
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25/10/2014 23:53:58
Che straordinaria serie di personalità quella dell'ambiente a contatto con Natalia: il padre, il fratello Gino, il cognato Adriano Olivetti, l'amico Felice Balbo, la zia Drusilla (moglie di Eugenio Montale) ed il prozio Eugenio ("il Demente"), psicanalista di livello internazionale. La visione di una bambina su tutti questi ed altri uomini di alto livello é fenomenale ed a tratti anche divertente. Il ritratto poi di Pavese alla fine del libro é velato di una struggente malinconia, ma risulta toccante e illuminante: "quando io ora penso a lui, la sua ironia é la cosa di lui che più ricordo e piango, perché non esiste più: non ce n'è ombra nei suoi libri, e non é dato ritrovarla altrove che nel baleno di quel suo maligno sorriso". Personalmente il libro l'ho divorato, può essere che non piaccia, ma sinceramente non riesco a motivarlo un giudizio negativo su un opera così genuina.
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06/07/2014 10:27:33
Un libro che mi ha lasciata totalmente indifferente. Sicuramente lo si trova interessante sotto il punto di vista della sociologia della memoria (specie la prima parte). A mio parere, l'assenza di emozioni non va a scapito della profondità dell'osservazione.
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10/05/2014 13:04:53
Libro scritto chiaramente in due periodi diversi, la prima parte nel periodo giovanile scritta con entusiasmo e leggerezza, la seconda nell'età matura piena di malinconia e di intime riflessioni. Il testo scorre veloce e lo si può leggere tranquillamente in due-tre giorni. Non mi è dispiaciuto, ma sinceramente non capisco i motivi che l'abbiano portato ad essere così osannato e addirittura ad essere adottato come libro di lettura in molte scuole. Dell'autrice preferisco nettamente Caro Michele, più intimistico e introspettivo. Lessico famigliare è un racconto vago, spesso confuso, senza date e con scarsi riferimenti storici. Il fascismo e l'antifascismo sono collocati in secondo piano e fanno da sfondo alle vicende della famiglia. Ripeto, discreto ma sopravvalutato.
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24/02/2014 12:55:09
"Semplicemente" la storia di una famiglia ebraica, trapiantata a Torino tra gli anni Trenta e Cinquanta, così come vissuta, ricordata e percepita dall'autrice. Molto bella l'idea di partenza di raccogliere nel testo i modi di dire, le espressioni, i comportamenti e gli aneddoti relativi alle persone che compongono la famiglia protagonista nonchè a quelle che ruotano attorno ad essa. Personalmente ho percepito una dolce malinconia di fondo dettata forse dalla consapevolezza del tempo andato che sembra essere sempre il migliore e più intenso nel vissuto di ogni essere umano.
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13/09/2013 14:23:35
Praticamente un diario nel quale l'Autrice narra personaggi, luoghi ed avvenimenti della sua numerosa famiglia e dei suoi importanti amici e conoscenti che, tuttavia, non coinvolge quasi mai; una serie di fatti raccontati solo per essere raccontati che credo abbia soddisfatto pienamente solo chi li ha vissuti. Alcuni personaggi sono certamente di spessore e la storia dell'epoca, tutto sommato, sarebbe anche interessante da conoscere, ma la mancanza di un vero stile narrativo riduce sensibilmente la qualità del romanzo. Apprezzo molto la Ginzburg che ho conosciuto attraverso la lettura di alcune interviste rilasciate negli anni settanta e ne riconosco l'alto profilo umano e professionale, ma il suo libro forse più rappresentativo mi ha deluso.
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30/08/2013 09:45:56
Libro straordinario che merita di figurare tra i classici della nostra letteratura. Scritto in uno stile che a prima vista potrebbe apparire dimesso, ci racconta la vita, semplice e nel contempo difficile, di una famiglia ebrea negli anni del fascismo, della guerra e del primo dopoguerra. Le piccole manie del padre (che tra parentesi ebbe tra i suoi studenti tre Premi Nobel: Salvador Luria, Renato Dulbecco e Rita Levi-Montalcini) e della madre, le loro amicizie (persone anonime e personaggi importanti come Camillo Olivetti), l'esistenza borghese di una famiglia del tempo che fu in una Torino percorsa dai fremiti dell'antifascismo, dalle mode della letteratura, dell' editoria e della pittura contemporanea, ma soprattutto dall'impegno politico. Un libro che dovrebbe essere letto da tutti per sapere da dove arriviamo
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25/08/2013 15:15:37
Penso che questo romanzo abbia un aspetto positivo molto importante: racconta la storia di una famiglia facendo riferimento alla famiglia stessa(personaggi, linguaggio, esperienze vissute, ecc...)quasi come fosse un diario di famiglia. Secondo la mia modesta opinione il romanzo non ha suscitato in me nessuna emozione perché innanzitutto il racconto è troppo frastagliato ma soprattutto perché ognuno di noi dovrebbe avere il proprio lessico familiare da leggere. Penso che sia più facile provare emozioni, nostalgia e ricordi dolci-amari leggendo il diario della propria famiglia piuttosto che leggere il diario di un'altra famiglia.
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28/08/2012 17:37:26
l'idea di come è impostato il libro è bella e interessante ma tuttosommato lo stile con cui è scritto e il saltare da una situazione all'altra lo rendon un libro abbastanza noioso già dopo le prme 30/35 pagine
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19/07/2012 17:25:13
Mi era stato assegnato da leggere alle superiori e non lo feci...dopo vent'anni l'ho comprato e leggendolo ho pensato che forse a 14 anni bambino com'ero non l'avrei manco capito! Un libro molto piacevole da leggere, mi e' piaciuta la figura della madre (Lidia),davvero molto simpatica!
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21/05/2012 07:47:05
L'insieme delle parole, dei modi di dire, dei motteggi e delle facezie a cui attingono per comunicare i componenti di un nucleo famigliare costituisce il lessico che accomuna ed unisce persone care che il trascorrere del tempo separa e costringe a vivere in città diverse. Questo romanzo è la storia della vita e delle piccole vicende quotidiane della famiglia Levi a Torino nel periodo che va dagli anni Venti agli anni Cinquanta del secolo scorso. Sullo sfondo degli eventi storici di quegli anni, il volume si sofferma anche sui tratti caratteristici e sui comportamenti consueti dei numerosi parenti, lasciando sempre una sensazione di simpatia e di delicatezza che inteneriscono il lettore. Pur vincitore del Premio Strega del 1963, si tratta di un libro godibile e discreto ma non eccezionale.
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31/08/2011 22:40:39
un racconto intimo nel quale passa un pezzo di storia d'italia della prima metà del 1900 con alcuni dei suoi importanti protagonisti. un diario come un flusso di coscienza in cui i ricordi si inseguono come tornano in mente. che cosa lo distingue da tanti altri diari di persone importanti? il linguaggio assolutamente informale e "nuovo" per il tempo in cui il libro fu scritto. da leggere.
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30/08/2011 15:21:27
Storia di una famiglia tutto sommato piacevole da leggere...non mi fa però impazzire lo stile dell autrice....Salta come si suol dire "di palo in frasca",cambia decennio da una pagina all altra,e mescola assieme una sfilza di nomi e personaggi via l altro....spesso mi ha creato confusione.Preferisco i romanzi scritti con più linearità.
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01/06/2011 13:38:18
La lettura di questo libro è stata per me una vera rivelazione! Dire che racconta la storia familiare della scrittrice è troppo riduttivo. E' un libro corale, attraverso i racconti della sua storia familiare si comprendono e si rivivono l'atmosfera ed i fermenti politici e culturali del periodo storico forse più avvincente del nostro Paese tra gli anni 30 e 50 del Novecento, in particolare il fascismo e la resistenza. Racconta delle persecuzioni naziste, del suicidio di Pavese, dei bombardamenti, con grande maestria, acutezza ed anche ironia. Come non emozionarsi quando racconta come è nata la grande casa editrice Einaudi? Un libro che dovrebbero leggere tutti e che andrebbe reclamizzato!
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17/02/2011 12:16:26
E' uno dei miei libri preferiti. Racconta, attraverso le frasi e il quotidiano, la vita della famiglia dell'autrice. Ci sono i "modi di dire" e racconti sul padre burbero, professore universitario a Torino (fu prof. di chimica della Levi Montalcini), la madre, i fratelli e i parenti, vissuti nel periodo fascista. E' un libro divertente; in ogni famiglia c'è il desiderio di annotare episodi e modi di dire di genitori, dei bambini, ..., affinché restino nel tempo. E' quello che fa, magistralmente, la Ginzburg.
