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Anno edizione: 2017
Anno edizione: 2021
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È naturale che sia stata Quodlibet, che ha una lunga tradizione al riguardo, a pubblicare questo libro. Tonietto, con l'aplomb che contraddistingue i migliori burloni, scrive una storia della letteratura latina che a prima vista può sembrare del tutto verosimile ma in realtà è completamente inventata. Certi punti sono più che altro goliardici, a partire dall'"asino chi legge" pre-latino; poi però Tonietto va avanti con le parodie, tipo quella dei cantautori dell'antica Roma. Troviamo per esempio un tale Faber che scrive "Amat aliquis ludendi causa / amat aliquis ut artifex / Rhodostoma neutra raione / amabat illa cupiditate"; oppure un non meglio identificato Parnassus che nella sua <em>Elegia de elephante</em> racconta del giovane schiavo che "videbat threnum comitatum lictoribus", con la chiosa che spiega come threnus in greco significa "carro funebre" ma che Parnassus lo usa per estensione come corteo, non necessariamente funebre. Ma abbiamo anche Equizio che allunga i riassunti delle opere di Eutropio, Volpilio che scrive etimologie al cui confronto Varrone è la perfezione, o filologi moderni come Giorgio Alvise Borghese che, "tranquillitate et gypso", dedicò tutta la sua vita a cercare di ricostruire l'Eneide usando solo suoi frammenti citati in altre opere. Alcuni punti cercano un po' troppo la risata per la parolaccia; ma in generale la lettura è godibilissima.
Non è un testo comico, o non lo è solo. Certo, si sorride leggendolo ma si comprende come l'Autore abbia utilizzato in maniera intelligente la possibilità di scrivere una letteratura latina di autori "inesistenti" per fare satira moderna. Ovvero di utilizzare la sedimentazione del tempo, che è ciò che rende classico qualsiasi cosa provenga dal mondo latino e greco per farci ragionare su come ci vedranno tra dieci secoli. Ed allora ecco che a far sorridere non sono tanto i nomi degli autori o i giochi di parole ma i temi che tali bislacchi autori "antichi" trattano, tutti temi modernissimi che ci indicano in realtà il vero intento satirico del testo. Ben costruito ed intelligente.
Un senatore dell'antica Roma che si chiama Manubrio Glucosio Defenestrato o una "taberna potatoria gymnica" che sta per bar Sport possono suggerire il colore umorale di questo libro ma possono anche metterci fuori strada. Perché questa non è un'opera umoristica imbellettata con la cultura, bensì cultura tout court armata di ironia. Dopo tanti luoghi, personaggi, lingue e libri immaginari prodotti nei secoli dalla letteratura di ogni angolo del mondo, non c'è bisogno di spiegare quanta intelligenza e sapienza (che Tonietto possiede in alto grado) occorrono per mettere su carta un universo credibile e coerente. A differenza di altri scrittori, Tonietto non inventa qualcosa per lasciarci dubitosi sulla linea di confine tra reale e immaginario. Lui dichiara subito l'inesistenza della "sua" letteratura latina e, paradossalmente, disegna un percorso storico-letterario che potrebbe esistere, tanto è simile a certa manualistica scolastica a cui sembrano peraltro indirizzati molti strali umoristici dell'autore. Perché - non dimentichiamolo - questa storia letteraria che dalle origini si spinge fino al III secolo d.C. è un piccolo capolavoro di satira, e la satira è così talmente onnipresente in ogni pagina da impedirci di decidere se la palma per l'arguzia e l'umorismo spetti ad esempio agli eretici, al medico Sigemundo o al sicarius continuus, l'assassino seriale ricorrente nei polizieschi dell'epoca di Diocleziano.
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