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Le lettere che non ti darò
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L'assennata solitudine di una donna si fa insegnamento per altre donne. Per rompere ogni dipendenza dal mondo pigro di sentimenti dei maschi. Un epistolario sofferto, non necessariamente doloroso, con inattesi riflessi terapeutici.
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Pagine:
47 p., Brossura
EAN:
9788888042831
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seeboutme@hotmail.com
03 gennaio 2005
Si può trovare una chiave di lettura che non sia viziata dalla stima, dall’amicizia o dell’affetto che si prova nei confronti dell’autore? La compassione è un valore letterario? E’ lecito mettere un carico da novanta sull’autolesionismo altrui o bisogna alzare le mani ed abbozzare? Evitare di essere cattivi? Fingere che tutto, tutto abbia un valore letterario per non far male a chi sembra già soffrire tanto? Tutto ciò che avrebbe senso dire riguardo questo libro (brutto,brutto) esce dal seminato della letteratura per entrare in piena psicoanalisi. Per chi e debole di cuore, e chi scrive lo è, rimane solo sperare che sia tutto un gioco, tutta finzione, e che nessuno in nessun posto soffra davvero. Ma àhime…
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Francesco
01 dicembre 2004
A volte capita che qualcuno ti parli di sconforto e disperazione ma quello che ti rimane nella mente tiene conto anche di sguardi, espressioni, suoni, e non è imposssibile che rimanga un ricordo pieno di gioia di vivere. Leggere questo libro mi ha fatto un effetto simile, ho trovato vita e speranza in ogni pagina e nessuna parola di dolore è riuscita a coprirle. Con molta stima per l'autrice. Francesco
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Cristina Catallo
27 febbraio 2004
Le lettere che non ti darò, prima raccolta epistolare di Valentina de Gasperis. Dal silenzio degli "sguardi" agli imperativi della scrittura, alla rabbia di chi pretende di essere risarcita dei suoi sogni; dalla bambina che gioca, alla "bambina che è diventata vecchia per giocare ancora": un percorso di crescita che passa per la debolezza, la sofferenza, la durezza, l'odio ed approda all'Amore, "chiave di tutte le serrature". La solitudine di un'adolescente troppo vulnerabile per difendere la sua persona dall'indifferenza, dall'incoerenza, dall'insensibilità. Un'adolescente che gioca con la morte, che inventa favole per allontanarsi dalla realtà, ma è costretta a fare i conti con "quei marmi ghiacciati su cui versa lacrime d'acciaio". Lei e i suoi amori, lei e i suoi fantasmi, lei e le sue fantasie, la sua realtà, lei che progetta una "ristrutturazione" della sua vita: una confusione che nasce dalla poca conoscenza di sé, dalla scoperta, dalla metropoli che ti cattura e ti cambia fuori, ma non dentro. Nelle ultime lettere qualcosa si placa: dalla cercata conoscenza di sé si passa ad un'autocoscienza. Nell'ultima lettera si svelano le parole magiche, scoperta e conquista sofferte della ragazza "disastrata" che sogna ironicamente il suo matrimonio, che racconta della sua famiglia, della ciclicità della vita. Il linguaggio è molto forte, rarefatte e vischiose le immagini che animano il colloquio intimo di Valentina de Gasperis.
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