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Lettere non italiane. Considerazioni su una letteratura interrotta
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Lettere non italiane. Considerazioni su una letteratura interrotta - Giorgio Ficara - copertina
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Lettere non italiane. Considerazioni su una letteratura interrotta

Descrizione


Esiste ancora la letteratura italiana? Qualche "apocalittico" dice di no. Qualche "continuista" dice di sì: si nasconde in angoli remoti e refrattari all'attuale italiano mediatico, che è una cattiva traduzione da un cattivo inglese. A differenza del banco dell'ortolano, dove il carciofo e il tarocco di origine protetta fanno bella mostra di sé, in libreria si trova, comunque, pochissima letteratura italiana "biologica". Che fare? In "Lettere non italiane" si discutono alcune tesi classiche nel dibattito tra apocalittici e continuisti, anche alla luce della possibile sopravvivenza e addirittura della mera esistenza storica del romanzo italiano oggi. D'altra parte, di alcuni grandi e solitari scrittori contemporanei (da La Capria a Biamonti ad Atzeni) si considera la lampante continuità con i difficili padri novecenteschi: una porta socchiusa a un riaffluire di voci familiari, un segnale di resistenza e di attesa, secondo il principio che in ogni tempo una lingua e una nazione esistono solo se esiste una letteratura, si interrompono se si interrompe la letteratura.
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Dettagli

2016
5 maggio 2016
340 p., Brossura
9788845282027
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Indice


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Premessa

I. Lettere non italiane
II. Romanzi italiani?
III. Scrittori italiani
- Il romanzo non è fatto per me. Due discorsi su La Capria - L'antiromanzo di Francesco Biamonti - Ritratti italiani di Arbasino - Atzeni e l'elaborazione del mito - Elisabetta Rasy tra saggio e romanzo - Un poeta contro il Novecento - Ritratto di Alfonso Berardinelli - Una sostanza sottile
IV. Stelle italiane
- Il nostro De Sanctis - Nei grandi magazzini di D'Annunzio - Un taoista a capo Berta - La barchetta di Montale - Gadda e la verità della lingua - L'amaro Gattopardo - Sadismo di Landolfi - La valigia indiana di Pasolini - Zanzotto percettivo - Critica e preghiera

Nota bibliografica

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Gabriele
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Un grande saggio

Ho un rapporto sentimentale con questo libro: credo che sia una delle più grandi lezioni che il professor Ficara ci ha generosamente donato. Questo libro può essere letto da numerose prospettive, sia da letterati, sia da semplici lettori, ma non lascia assolutamente indifferenti. Le varie riflessioni su autori della nostra letteratura meno noti sono sempre accompagnate da vari riferimenti ai grandi classici (ai suoi classici) Leopardi e Montale. Consiglio a tutti questa piacevole lettura. GB

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Fabio Piero Fracasso
Recensioni: 5/5

Notevolissimo libro, che può leggersi su vari registri di approfondimento (e/o comprensione): nel peggiore dei casi, anche prescindendo dalle efficaci considerazioni su quella sorta di "neolingua" che è diventato l'italiano, l'autore ci porta con sé, a volo d'uccello, sulla terra della scrittura e degli scrittori del nostro Paese.Così autori apparentemente marginali ci appaiono per quel che sono, ossia capaci di plasmare la lingua (e, quindi, il pensiero) seguendo direzioni inusitate, anche dietro l'apparente grazia o cura della forma: così il napoletano La Capria o il ligure Biamonti appartengono alla stessa patria - o Patria- di lingua e pensiero, condividono oo stesso sforzo di entrare negli interstizi della cosiddetta "realtà".In questa prospettiva, Giorgio Ficara mi ricorda l'ungherese Marai, che abbandona la sua terra ma ne appartiene ancor più in esilio, scrivendo, pensando, forgiando, nei decenni, una visione del mondo attraverso la sua lingua

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Giorgio Ficara

1952, Torino

È professore ordinario di Letteratura italiana all'Università di Torino. Ha insegnato negli Stati Uniti alla Stanford University, alla UCLA e alla University of Chicago; a Parigi alla Sorbona. Tra i suoi libri: Solitudini. Studi sulla letteratura italiana dal Duecento al Novecento (Garzanti, 1993); Il punto di vista della natura. Saggio su Leopardi (Il Melangolo, 1996), Stile Novecento (Marsilio, 2007), per Einaudi Casanova e la malinconia (Saggi, 1999) e Riviera (Frontiere, 2010) e per Archinto Riviera (2019). Ha vinto nel 1984 il Premio per la Saggistica dell'Accademia Nazionale dei Lincei e nel 2010 il Premio Cardarelli per la Critica Letteraria. Collabora a «La Stampa». È direttore della Fondazione De Sanctis.

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