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E' una selezione degli scritti più importanti e rari di Mazzini che confermano la sua presenza attiva nel dibattito politico-culturale sul panslavismo, sul quale intervennero uomini politici e intellettuali di vari paesi, tra cui Marx ed Engels. L’analisi di Mazzini, fondata sull’idea di “patria” e sul legame inscindibile tra il principio di nazionalità, l’aspirazione all’unità e all’indipendenza nutrita dai popoli europei senza Stato, si configura come un’appassionata ricostruzione della storia dei popoli slavi e del coevo risorgere del loro spirito nazionale. In questi scritti Mazzini non si sofferma soltanto sulle sollevazioni politiche degli Slavi e sull’eroica resistenza armata da loro opposta agli oppressori, ma rivolge la sua attenzione al valore profetico-religioso della poesia nazionale, alla sua incidenza nella formazione della coscienza dell’identità nazionale ed al moto di ricupero della produzione letteraria del passato, dei canti popolari, delle tradizioni etniche, degli usi, dei costumi e dei sistemi linguistici, messo in atto da intellettuali polacchi, russi, boemi, slovacchi, croati, serbi, dalmati e montenegrini. Nel 1864 Mazzini, con Giuseppe Garibaldi, fu eletto socio della Società Letteraria Serba; ciò determinò l’immediata soppressione dell’istituto per volere del principe Michele Obrenovic’. Giovanni Brancaccio contestualizza gli scritti mazziniani dedicati al “problema slavo”, ponendo in risalto come il senso di solidarietà etico-politica verso i popoli slavi, senza essere mai disgiunto dalla “questione italiana” e dalla missione civilizzatrice affidata da Dio all’umanità.
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