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Recensioni La levatrice di Nagyrév

La levatrice di Nagyrév di Sabrina Zuccato
Recensioni: 5/5
Zsigmond Danielovitz, incaricato di indagare sulla morte di un’anziana contadina, è un uomo indebolito dalla guerra, ma vigile. Così ci mette poco a scorgere, dietro gli occhi degli abitanti di Nagyrév, un piccolo villaggio nella pianura ungherese, qualcosa di sinistro, e si rende presto conto che il ritrovamento del cadavere della donna sulle sponde del fiume Tibisco non è che l’anello di una lunga catena di scomparse e incidenti che da tempo coinvolgono quell’angolo sperduto di mondo. "La levatrice di Nagyrév" racconta un fatto di cronaca realmente avvenuto tra le due guerre mondiali, un episodio che sconvolse l’Europa non solo per l’efferatezza dei crimini, ma anche per un inedito capovolgimento dei ruoli: le donne uccidono gli uomini, si vendicano. Superstizione, violenze, miseria e soprusi sono i protagonisti delle vite che si incrociano in questo affresco rurale, dove a fare le spese di appetiti e frustrazioni sono sempre le donne. Personaggio chiave, intorno al quale girano le storie di Nagyrév, è la misteriosa Zsuzsanna, levatrice dal passato fumoso, spesso etichettata come «strega» dai suoi concittadini, temuta e, ogni tanto, rispettata, una figura carismatica, rarissimo esempio di donna emancipata, cui molte «sorelle » chiedono aiuto per risolvere i guai che hanno dentro casa.)
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