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Lezioni americane. Sei proposte per il prossimo millennio - Italo Calvino - copertina
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Lezioni americane. Sei proposte per il prossimo millennio
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Nate come testi per un ciclo di conferenze da tenere ad Harvard queste lezioni costituiscono l'ultimo insegnamento di un grande maestro: una severa disciplina della mente, temperata dall'ironia e dalla consapevolezza di non poter giungere ad una conoscenza assoluta.
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Dettagli

14
2000
Tascabile
164 p., Brossura
9788804485995

Valutazioni e recensioni

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Daniel Fonseca
Recensioni: 2/5

Credo da tempo che il Calvino migliore sia quello dei racconti e dei primi romanzi. Forse ad un certo punto della sua vita essere "soltanto" un affermato scrittore italiano non gli è sembrato sufficiente. Da questo momento in poi è nato un altro Calvino, che piace molto agli accademici di professione, agli eruditi, alla cultura ufficiale internazionale. Le lezioni americane sono un ottimo esercizio accademico privo tuttavia di originali scintille. Rarissime le intuizioni calviniane, abbondanti pensieri, frasi o versi ripresi da altri autori. E la scrittura, nonostante la leggerezza programmatica, appare spesso pesante, paludata, ridondante. Al punto da ricordare quella di Eugenio Scalfari nei suoi fondi domenicali. Ora se sia Scalfari ad ispirarsi a Calvino o viceversa non è rilevante. Il risultato è comunque evidente. Propongo un confronto, ad esempio, con le "Lezioni americane" di Jorge Luis Borges. Un confronto piuttosto impietoso per il "nostro" Calvino.

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faffa
Recensioni: 5/5

La quinta lezione(ed ultima perché la sesta C.non l'aveva ancora scritta)è dedicata alla MOLTEPLICITA'ed è introdotta dalle prima pagine di"Qur pasticciaccio brutto di via Merulana"di Gadda:per il commissario Ingravallo,le catastrofi sono frutto di un"nodo,o groviglio,o garbuglio,o gnommero".C.scive,infatti,scrive che il romanzo di Gadda è un ottimo esempio del"romanzo contemporaneo come enciclopedia,come metodo di conoscenza,e soprattutto come rete di connessione tra i fatti,tra le persone,tra le cose del mondo".A tal proposito,inoltre,cita R.Musil,la cui scrittura era"scorrevole e ironica e controllata",ma che tendeva alla conoscenza della"coscienza dell'inconciliabilità di due polarità contrapposte":esattezza,matematica,spirito puro;anima,irrazionalità,umanità,caos.Per C."tutto quello che egli sa o che egli pensa, lo deposita in un libro enciclopedico a cui cerca di conservare la forma di romanzo,ma la struttura dell'opera cambia continuamente,gli si disfa tra le mani...". C.,poi,cita,ad es.di molteplicità,Proust,"Bouvard e Peuchet" di Flaubert, "L'amour absolu" di A. Jarry il cui pluralismo si presta a tre letture:1)l'attesa di un condannato a morte nella sua cella la notte prima dell'esecuzione;2)il monologo di un uomo che soffre di insonnia e che nel dormiveglia sogna d'esser condannato a morte;3)la storia di Cristo.C.cita,inoltre,P.Valery come massimo es."d'una letteratura che abbia fatto proprio il gusto dell'ordine mentale e dell'esattezza,l'intelligenza della poesia e nello stesso tempo della scienza e della filosofia",proprio,come nel cercare di dare unità alla molteplicità,avevano fatto Ovidio e Lucrezio, autori da cui C.è partito,nella prima lezione-proposta,per sviscerare la struttura e l'essenza della letteratura.

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faffa
Recensioni: 5/5

La quarta lezione è incentrata sulla VISIBILITA'e,parrtendo dal verso dantesco"poi piovve dentro a l'alta fantasia",C.disserta sull'immaginazione letteraria che si distingue in due tipi di processi:"quello che parte dalla parola e arriva all'immagine visiva e quello che parte dall'immagine visiva e arriva all'espressione verbale".C.nella sua dissertazione cita anche I.di Loyola il cui procedimento,rispetto alle forme devozionali della sua epoca,"è il passaggio dalla parola all'immaginazione visiva,come via per raggiungere la conoscenza dei significati profondi".Alla domanda che C.si pone"da dove piovono le immagini nella fantasia?"risponde che per Dante sono"diretta ispirazione divina",per gli scrittori più vicini a C.nel tempo,le immagini"stabiliscono collegamenti con emittenti terrene,come l'inconscio individuale o collettivo,il tempo ritrovato nelle sensazioni che riaffiorano dal tempo perduto,le epifanie o concentrazioni dell'essere in un singolo punto o istante".C.cita,poi,"L'impero dell'immaginario"di Starobinski:neoplatonicam.l'idea dell'immaginaz.è intesa come comunicaz.con l'anima del mondo;secondo la Naturphilosophie,invece,l'immaginaz.è intesa come strumento di conoscenza.Da queste riflessioni,quindi,C.parla di sè:quando ha iniziato a scrivere storie fantastiche non si poneva problemi teorici;poi,a racconto avviato,è stata la scrittura a"guidare il racconto nella direzione in cui l'espressione verbale scorre più felicem.,e all'immaginaz.visuale non resta che tenerle dietro".Il procedimento di C.,infatti,"vuole unificare la generazione spontanea delle immagini e l'intenzionalità del pensiero discorsivo".Si pone,perciò,sulla scia dello"spiritus phantasticus"di G.Bruno che è"un modo o un golfo,mai saturabile,di forme e di immagini".Per C.,in un'epoca di bombardamento di immagini,la via è quella di una"pedagogia dell'immaginaz."che non soffochi la propria visione interiore e che permetta che le immagini si cristallizzino in una forma memorabile ed icastica.

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Italo Calvino

1923, Santiago de las Casas (Cuba)

Figlio di due scienziati (il padre è agronomo, la madre biologa) nasce a Cuba dove i genitori dirigevano l'orto botanico di Santiago de las Casas, vicino a L'Avana. Tornata in Italia la famiglia, a Sanremo, frequenta le scuole nella città ligure e, terminato il liceo si iscrive ad Agraria, ma interrompe l'Università per evitare l'arruolamento forzato e dopo l'8 settembre si unisce alle brigate partigiane nella Brigata Garibaldi. Nel 1944 entra nel Pci e alla fine della guerra ne diventa militante attivo e Quadro. Si iscrive e si laurea alla facoltà di lettere di Torino e nel frattempo inizia a collaborare a riviste (fondamentale il rapporto con il Politecnico di Vittorini) e quotidiani. Entra a lavorare all'Einaudi e nel 1950 ne viene assunto definitivamente come...

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