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“Sarà che è fatta per viverci, che è stata costruita quando il mondo era della misura degli uomini, che si incontra la gente per strada, che prima o poi ci si vede senza appuntamenti. Che è democratica, perché ci si va a piedi, sotto la stessa pioggia, con lo stesso vento”. Questo passaggio, tratto da Il libraio di Venezia, mi è rimasto dentro. Perché racconta con semplicità e verità quella che è la mia città, così unica e fragile, così viva e malinconica. Il libro mi è piaciuto perché, leggendo, ho rivissuto la sensazione che ho provato quella notte del 12 novembre 2019: la paura e l’incredulità quando l’acqua saliva, il vento aumentava, tanto che si riusciva a stento ad aprire le finestre per controllare la situazione. L’autore è riuscito a restituire quell’atmosfera sospesa, quasi irreale, in cui Venezia sembrava sprofondare e resistere al tempo stesso. Ma “Il libraio di Venezia” è anche una storia di umanità e solidarietà. In mezzo all’emergenza, ci sono gesti piccoli ma profondi, persone che si aiutano senza clamore, vite che si intrecciano in un momento difficile. E il palcoscenico di tutto questo non poteva che essere Venezia: la città più bella del mondo, raccontata in queste pagine con rispetto, affetto e autenticità. Indimenticabile la passeggiata notturna di Sofia e Vittorio tra campi e calli. È lì che la Venezia vera riaffiora, quella che noi veneziani oggi ritroviamo solo tra la tarda sera e le prime ore del mattino, quando tutto tace e la città torna a respirare. In quel silenzio, nei riflessi tremolanti dell’acqua sui muri, c’è ancora la nostra Venezia. E questo libro ce la restituisce con delicatezza e verità. Una emozione leggere queste poche pagine, che parlano di due delle cose che amo di più: i libri e Venezia
Il libro, che purtroppo è poco più che un racconto, non puó non essere letto da chi ama i libri, una bella storia di amore e solidarietà in una Venezia inedita durante i difficili giorni dell’acqua alta.
In Campo San Giacomo c’è una libreria, la Moby Dick. É l’orgoglio di Vittorio, che vive per i suoi libri e si entusiasma per i classici e le poesie di Hikmet. É il 12 novembre 2019. Il Centro Maree ha avvertito i veneziani che ci sarà l’acqua alta. Si aspettano 145 cm e i veneziani si preparano come sempre, installando le paratie e spostando le cose più preziose su i ripiani più alti. Ma col passare delle ore le previsioni peggiorano e i centimetri aumentano. É “l’acqua granda”. La marea arriva a 187cm e Venezia viene inondata. “Quaranta centimetri in più del previsto. Non 145, ma 187. Quaranta centimetri in più cambiano tutto, travolgono letti, inondano vestiti, spazzano fogli, distruggono provviste, sporcano materassi, e poi calzini, telefoni, gioielli, bicchieri, piatti, stoviglie, libri, centinaia di libri, e adesso non si può fare niente, non si può reagire, non c’è più tempo né spazio per mettere le cose in salvo, solo stare a guardare, piangere all’inesorabile bagnarsi, lerciarsi, disfarsi.” Cose che galleggiano, che si disfano. Anche i libri di Vittorio finiscono in acqua. I veneziani si stringono solidali. Vittorio trova forza negli occhi di Sofia, ma c’è anche Rosalba con la sua determinazione, e il barista Chung che sorprende con i suoi toast. L’autore ci racconta anche di Venice calls, i ragazzi che, con le scuole chiuse per l’emergenza, si riuniscono per aiutare a riemergere, a pulire dal fango cantine, case, negozi. Un libro che racconta in modo delicato e malinconico quella Venezia fragile ma mai domata che si piega sotto la furia dell’acqua ma rinasce orgogliosa. Da leggere per capire lo sgomento e la forza d’animo dei veneziani.
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