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Anno edizione: 2017
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Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Jasmine trentenne di origine bengalese, è divorziata da un anno con Rob, avvenente americano, e la donna accetta il favore di restare per un mese nella biblioteca della zia Ruma e passerà da negligente ad arguta lettrice e rimarginerà il suo dolore innamorandosi di nuovo. Consigliatissimo ;) ♥I libri sono molto più di un prodotto da vendere. Dentro c'è il nostro passato, la nostra cultura, interi mondi. Se non lo sai i libri sono un antidoto alla tristezza.
Il plot lasciava ben sperare, l'idea di partenza mi era sembrata originale e piuttosto intrigante. Purtroppo non sono mai riuscita per tutta la durata del libro ad affezionarmi anche solo minimamente ai personaggi del libro.. soprattutto alla protagonista. L'unica che sia riuscita a suscitarmi un briciolo di interesse è stata la zia Ruma.. poco o per nulla presente però! Non do due stelline, bensì tre (se ci fosse stato ne avrei date più correttamente 2 e mezzo) , perchè tutto sommato ho apprezzato le atmosfere suggestive e "antiche" della polverosa e arcana libreria, indiscussa e vera protagonista del libro. Una lettura leggera e a tratti godibile.
Titolo intrigante, storia apparentemente interessante, si parla di librerie, di autori che vivono non solo nei loro romanzi, di rinascita. La letteratura anglo-indiana, inoltre, sforna quasi sempre storie intriganti, di integrazione culturale e di scambio. Invece il risultato di questo romanzo è deludente. Storia inconcludente, protagonista insopportabile, tutto resta sempre in superficie anche la capacità della protagonista e di sua zia di aiutare i propri clienti a trovare le letture giuste che consiglino e suggeriscano scelte e prospettive anche nella vita. Occasione persa.
Recensioni
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
La letteratura celebra spesso la capacità che certi luoghi hanno di custodire, svelare, tramandare storie, cambiando il corso delle vite di chi si trova ammanettato al loro potere e non riesce più a liberarsene. Questo è ciò che accade senza dubbio all'interno dello spazio raccontato nell'ultimo romanzo di Anjali Banerjee e che si evince chiaramente dal titolo, La libreria dei nuovi inizi. La scrittrice di origine indiana e residente negli Stati Uniti, già autrice di successo anche di libri per ragazzi e ora al suo debutto italiano, pone uno spazio abitato da centinaia di libri al centro dell'opera e lo descrive nei minimi dettagli, stanza per stanza, dall'alto in basso, passando dalla zona pubblica, quella frequentata con passione dai clienti, alle stanze del privato, perché nella libreria si lavora, si vive, lì è concentrata l'esistenza delle protagoniste del romanzo.
Si tratta infatti di una narrazione tutta al femminile, non solo perché Jasmine, la protagonista, racconta in prima persona la sua burrascosa vita sentimentale e il suo "magico" soggiorno nella libreria che avrà effetti inaspettati su di lei, ma anche perché lo stesso negozio, gestito dall'eccentrica zia Ruma, sembra destinato, per volontà divina, a essere guidato solamente da donne, le uniche in grado di instaurare un rapporto speciale con i libri. E non a caso, uno degli aspetti migliori dell'opera risiede nella dichiarazione d'amore nei confronti dell'oggetto libro, un oggetto santificato, potente, capace di cambiare lo sguardo, il punto di vista, la visione del mondo. Inoltre, è la stessa professione del libraio a essere ugualmente celebrata, perché trattasi di una missione all'interno della sensibilità umana; in libreria le persone cercano qualcosa che prima la zia e poi Jasmine saranno sempre capaci di interpretare, soddisfare. È uno spazio in cui i romanzi e le poesie riposti negli scaffali hanno un ruolo attivo con il pubblico dei lettori e soprattutto con la libraia alle prime armi, la quale viene letteralmente aiutata dagli stessi volumi e dai loro autori nel consigliare al meglio i clienti e a svolgere le attività di lettura con i bambini.
I libri ossessionano la protagonista, addirittura la spaventano all'inizio, e il titolo in originale del romanzo, Haunting Jasmine, rende bene l'idea della condizione esistenziale in cui si trova la ragazza, ossessionata, a sua volta, dai fantasmi del passato. Così, l'elenco posto in appendice indica i libri che hanno letteralmente "assistito" Jasmine nell'avventura in libreria: si spazia dai classici di Shakespeare, Jane Austen, Emily Dickinson, ai racconti fantastici di Edgar Allan Poe, alle storie magiche delle Cronache di Narnia fino a Peter Coniglio e Winnie the Poo. Questo ricrea il mondo e le atmosfere della libreria stessa, un luogo per tutti i gusti e per tutte le età, una casa accogliente, piena di calore umano e di spiritualità, capace di attrarre chi crede nel potere terapeutico delle storie. Per fare questo, anche il librario deve esserne però convinto: Jasmine viene "rieducata" al mondo dell'immaginazione durante il periodo trascorso in libreria, passando dal lavoro di marketing e finanza a Seattle al piccolo mondo dell'isola fittizia al largo di Seattle. Assistiamo a un tipico downshifting, oggi assai di moda, ed è questa la parte meno interessante e talora banale del romanzo, assieme ai riferimenti alla famiglia di origine indiana emigrata in Canada, di cui Jasmine rappresenta la seconda generazione. Il quadro un po' stereotipato delle vicende familiari ci ricorda narrazioni senza dubbio più convincenti, basti pensare all'opera di Jhumpa Lahiri, ma il romanzo merita di essere letto perché riesce a comunicarci con piacevole efficacia quanto le storie possano ancora salvarci, come insegna da sempre Shahrazàd, a patto di affidarsi senza esitazioni al loro potere, talvolta rischioso e destabilizzante.
Federica Zullo
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