(Red Bank, New Jersey, 1895 - Talcottville, New York, 1972) scrittore e critico statunitense. Laureatosi a Princeton, si formò, per legami di amicizia e per gusto, insieme alla «generazione perduta» (cui doveva dedicare i fondamentali saggi di Le spiagge della luce, The shores of light, 1952), e divenne critico militante sulle pagine dei settimanali «New Republic» e «New Yorker». Furono le sue acute letture ad attirare l’attenzione della critica e del pubblico sui giovani E. Hemingway, J. Dos Passos, F. Scott Fitzgerald e W. Faulkner. Nel 1931 pubblicò il suo primo libro importante, Il castello di Axel (Axel’s castle), geniale studio del simbolismo nella letteratura occidentale, in cui già si rivelavano indipendenza di gusto e di pensiero, vocazione didattica, lucida attenzione ai rapporti tra l’opera, le vicende psicologiche dell’autore e il contesto sociale. Queste qualità, unite a una versatilità eccezionale e a una cultura vastissima, fecero di W. una delle maggiori figure del mondo intellettuale statunitense. Più tardi si registra in W., con Fino alla stazione di Finlandia (To the Finland station, 1940), una vigilata adesione agli strumenti marxisti e, con La ferita e l’arco (The wound and the bow, 1941), a quelli freudiani. Tra gli altri suoi scritti di critica, si ricordano Il pensiero multiplo (The triple thinkers, 1938) e Sangue patriottico (Patriotic gore, 1962), dedicato alla letteratura della guerra civile; tra gli studi di interesse etnologico, Dovuto agli irochesi (Apologies to the Iroquois, 1960); fra i testi autobiografici, Preludio (A prelude, 1967); tra le opere creative, il romanzo Pensavo a Daisy (I thought of Daisy, 1929), i racconti Memorie della contea di Ecate (Memoirs of Hecate county, 1946) e le poesie raccolte nel volume Pensieri notturni (Night thoughts, 1961).