(Providence, Rhode Island, 1927 - Sheffield, Vermon, 2014) poeta statunitense. Fin dalla prima raccolta, Che regno era (What a kingdom it was, 1960, nt), la sua poesia di mistico moderno fissa il percorso simbolico di un’esistenza divisa tra la sofferenza notturna e l’idillio del giorno, tra l’adesione al mondo «materiale», sociale, contemporaneo, e l’immersione nella tenebra. In Poesie della notte (Poems of night, 1968, nt) e Il libro degli incubi (The book of nightmares, 1971, nt) l’ansia di conciliare gli opposti, mai appagata in K., trova precisi modelli formali nella ricerca alchemica - nella metafora del fuoco rigeneratore - e nel processo onirico, che coinvolgono la scrittura in uno scomporsi e ricrearsi di nuove strutture lessicali. Artista dai molti maestri (W. Whitman, G.M. Hopkins, W.B. Yeats, P. Neruda, Y. Bonnefoy, da lui tradotto, come anche F. Villon) e dal lungo apprendistato, K. è tra le voci più forti e inquietanti della poesia americana contemporanea. Tra le altre sue opere si ricordano il romanzo Luce nera (Black Light, 1966, nt) e le raccolte Mortali atti, mortali parole (Mortal acts, mortal words, 1980, nt), Il passato (The past, 1985, nt), Quando si è vissuti a lungo soli (When one has lived a long time alone, 1990, nt), Tre libri (Three books, 1993, nt), Sete imperfetta (Imperfect thirst, 1994, nt), Nuove poesie scelte (A new selected poems, 2000, nt), Forte è la tua stretta (Strong is your hold, 2006, nt).