(Cremona 1485 - Alba 1566) letterato italiano. Protetto da Leone X e da Clemente VII, visse per molti anni a Roma, fu vescovo d’Alba e partecipò al concilio di Trento. Tutta la sua opera, in latino, testimonia lo sforzo di conciliare cultura umanistica e religione. Della sua vasta produzione in versi si ricordano: il poemetto mitologico Scacchia ludus (una partita a scacchi fra Apollo e Mercurio, in chiave garbatamente caricaturale) e quello didascalico De bombyce (sulla coltura del baco da seta); tre egloghe, alcuni inni sacri e i tre libri del De arte poetica (noto già nel 1516, poi sottoposto a revisione e pubblicato nel 1527), un trattato in esametri che costituisce la prima organica esposizione della retorica cinquecentesca, classicisticamente ispirata all’Ars poetica di Orazio ma anche ai precetti di Cicerone e di Quintiliano; infine il poema in 6 libri Christias (1527), una vità di Gesù narrata in stile virgiliano che, nonostante la modestia dei risultati, piacque a Tasso, a Milton e a Klopstock, come avvio e prototipo di una nuova epica cristiana. Dalla partecipazione al concilio di Trento nacquero le Constitutiones synodales (1562), analisi e condanna della corruzione del clero, in una prospettiva tipicamente controriformistica.