(n. isola di Jersey inizio del sec. XII - m. dopo il 1174) scrittore normanno. Chierico-lettore al servizio dei duchi di Normandia, verso il 1169 ottenne da Enrico II Plantageneto un canonicato a Bayeux. Interprete degli interessi culturali e politico-celebrativi della corte anglonormanna, W. scrisse due lunghi poemi di storiografia genealogico-leggendaria: il Romanzo di Bruto (Roman de Brut, 1155) dedicato alla regina Eleonora d’Aquitania, e il Romanzo di Rou (Roman de Rou, 1160-74), scritto su richiesta di re Enrico II. Importante è soprattutto il primo, che narra, in oltre 15.000 versi, le vicende di Bruto (eponimo dei britanni e preteso pronipote di Enea) e dei suoi successori, traducendo e arricchendo la Historia regum Britanniae di Goffredo di Monmouth. Il poema offre così aggancio alla fioritura sia della cosiddetta «triade classica» (Romanzo d’Enea, Romanzo di Troia, Romanzo di Tebe) sia dei tanti romanzi arturiani e di «materia bretone»; aggancio non solo tematico-ideologico, ma anche formale, giacché, insieme alla materia (personaggi, episodi e motivi), W. introduce nella letteratura francese antica l’ottosillabo rimato a coppie, che diventerà il metro elettivo della narrativa romanzesca cortese (? Tavola rotonda, ciclo della; ? cavalleresca, letteratura). Il Romanzo di Rou, che ritraccia la storia della dinastia normanna a partire da Guglielmo il Conquistatore, rimase interrotto quando, nel 1174, il re passò l’incarico a un altro scrittore di nome Benedetto (quasi certamente Benedetto di Sainte-Maure, autore del Romanzo di Troia). A W. si devono inoltre i poemetti agiografici Vita di Santa Margherita (Vie de Sainte Marguerite) e Vita di San Nicola (Vie de Saint Nicolas).