(Arenella, Napoli, 1615 - Roma 1673) poeta e pittore italiano. Avviatosi nella città natale alla pittura, nella bottega di Jusepe de Ribera e poi alla scuola di Aniello Falcone, si dedicò anche agli studi letterari e alla musica. Nel 1635 si trasferì a Roma per perfezionare la propria arte. Nel 1640 riparò a Firenze presso i Medici, per sottrarsi all’ostilità che si era attirato anche a causa del temperamento pugnace. Nel 1649 tornò definitivamente a Roma, dove fu perseguitato dall’Inquisizione per la spregiudicatezza della sua vita e per il contenuto delle sue Satire: si tratta di 7 componimenti in terzine (La musica, La poesia, La pittura, La guerra, L’invidia, La Babilonia, Il Tirreno) scritti nell’arco di un trentennio dal 1640 al 1657 ca, nati nell’ambiente mediceo i primi quattro, nell’ultimo periodo romano gli altri tre; recitati dall’autore agli amici e pubblicati postumi nel 1694, sono fra i migliori esempi di un genere diffusissimo nel Seicento. Anche se le Satire non ci rendono più (come sembrava ai lettori del secolo scorso) l’immagine di un solitario e romantico difensore dell’ideale in un’epoca di corruzione, esse appaiono, pur nell’eccesso di ornamenti eruditi e formali, espressioni risentite d’un ingegno ben deciso a fustigare gli aspetti negativi della cultura e della morale, privata e pubblica, del suo tempo.