William Scott Ritter è stato uno dei maggiori critici alla seconda guerra in Iraq causando molto scalpore essendo lui stato anche un osservatore Onu in zona. Ritter, classe 1961, nasce in una famiglia con grandi tradizioni militari, studia al Franklin and Marschall College e si laurea con una tesi sulla storia dell’Unione Sovietica. Nel 1980 intraprende la carriera militare, diventa ufficiale dei marines nel 1984 e arriva a diventare uno dei consiglieri del generale Schwarzkopf nella prima guerra del Golfo. Non c’è quasi bisogno di dire che Ritter sia di fede repubblicana e sostenga la famiglia Bush alle elezioni presidenziali. Fra il 1991 e il 1998 è ispettore Onu sotto il mandato dell’UNSCOM e si occupa degli armamenti in Iraq. Si dimette però dal servizio nel ’98, per divergenze di opinione con Washington. Nel 2002 e all’inizio del 2003, quando George Bush e Tony Blair si preparano alla guerra in Iraq, Ritter dice più volte che nel paese non esistono le armi di distruzione di massa, che i due leader usano come principale argomento bellico. Con dichiarazioni di questo tipo, Ritter diviene sempre più impopolare: agli occhi dei politicanti alla Casa Bianca, dei neoconservatori di Washington, degli strateghi di guerra del Pentagono e dell’intero corpo della stampa americana. Ritter è indisponente e scomodo e continua a esserlo anche dopo l’inizio dell’operazione “colpisci e terrorizza” a Baghdad. Mentre cadono le bombe americane e i giornalisti al seguito delle truppe presentano servizi drammatici sui giovani soldati sul campo di battaglia, con addosso le loro surriscaldate uniformi da guerra chimica, Ritter dice a tutti coloro che sono disposti ad ascoltarlo che può non esserci alcuna testata chimica utilizzabile in Iraq, semplicemente perché non esistono prove che vi siano strutture per la produzione di armi chimiche nel paese. Queste tesi sono state rielaborate in un libro-intervista: Guerra all’Iraq. Un libro bomba che gli è costato numerose campagne di diffamazione e innumerevoli tentativi di emarginazione. “È un purista”, dice di lui il noto commentatore e saggista americano William Rivers Pitt, che ha curato la prefazione del libro, un intransigente sostenitore dell’empirismo che non ha mai avuto paura di dire la verità ai suoi superiori. In qualche modo, non ha mai recepito, o voluto recepire, quella che è la formula magica per avere successo tra i burocrati a Washington: non farsi mai latore di notizie spiacevoli. È una sorta di Thomas Becket in un mondo popolato di tirapiedi dell’Amministrazione Bush. Nonostante l’avversione della politica e dei mass media Ritter è riuscito a mantenere inalterata la sua credibilità. Dal 2005 Ritter è opinionista di “FoxNews” e continua a condurre altre campagne di controllo delle azioni del governo statunitense, ad esempio, riportando notizie e informazioni sui piani di una nuova guerra degli Usa, questa volta nei confronti dell’Iran.