Freeman Dyson, nato nel 1923 in Inghilterra, durante il secondo conflitto mondiale lavorò come scienziato civile per la Royal Air Force. Trasferitosi dopo la guerra negli Stati Uniti, prese il dottorato alla Cornell University, dove studiò con Hans Bethe e Richard Feynman. Per quest’ultimo ebbe un’autentica venerazione. Accanto a quella scientifica, teorica e pratica, ha svolto un’intensa attività di saggista. Tra i vari libri usciti in italiano ricordiamo: Turbare l’universo (1981, 1999, 2010), Armi e speranza (1984), Infinito in ogni direzione (1989), Da Eros a Gaia (1993), Mondi possibili (1998), Il sole, il genoma e Internet (2000), Origini della vita (2002, 2014), Lo scienziato come ribelle (2009).
Piero Bianucci l'ha ricordato su La Stampa in occasione della sua scomparsa nel 2020 con un lungo articolo da cui citiamo un estratto:
«Dyson amava gli scienziati ribelli ed era ribelle. Il ricercatore geniale è curioso, dotato di pensiero divergente e ha il dono di vedere soluzioni insolite dove gli altri vedono solo problemi. Nelle soluzioni cerca la semplicità e l’eleganza estetica, là dove la scienza quasi si confonde con l’arte ... Interessato alla ricerca di esseri alieni intelligenti, Dyson vedeva nella vita un possibile senso dell’universo. Riflettendo sull’evoluzione scrisse: “La vita introduce dramma ed entusiasmo in un universo altrimenti noioso fino alla morte; in ultima istanza, riconosciamo che il dramma della vita raggiunge una scala cosmica solo nell’universo critico, quell’universo che si trova sempre in precario equilibrio tra l’espansione e il collasso.” È quello che i cosmologi chiamano l’”universo piatto”, senza collasso (Big Crunch) e con una espansione che tende all’infinito. Numerosi indizi e calcoli suggeriscono che sia proprio così.»