(Verona 1751-1812) poeta e tragediografo italiano. Fratello di Ippolito, fu membro del maggior consiglio della repubblica veneta e podestà di Vicenza; ma, per le sue idee rivoluzionarie, fu costretto a esulare due volte in Francia (nel 1793 e nel 1799), dove venne arrestato sotto l’accusa di cospirazione contro Napoleone (1800). Tornato in patria, fece parte del corpo legislativo della repubblica italiana (1802). Alla militanza politica va ricondotta gran parte delle sue opere in versi, fra cui l’ode La Repubblica Cisalpina (1797) e il poemetto di 3 canti in terzine Le ombre napoletane (postumo, 1883), sull’insurrezione partenopea del 1799. Maggior popolarità acquistò con le 12 tragedie, a sfondo storico e romanzesco, raccolte sotto il titolo di Componimenti teatrali (4 voll., 1804-05) e precedute da un Discorso sul teatro italiano. Scegliendo il palcoscenico come tribuna di libertà, P. tentò la via del dramma popolare, nutrito di letture classiche e di spiriti alfieriani, ma anche vivacizzato da elementi spettacolari e patetici: di qui il facile successo di alcuni suoi lavori che, attraverso l’abile sceneggiatura di storie romane o rinascimentali (I baccanali, 1788; Elena e Gherardo, 1796; Cincinnato, 1803), miravano a suscitare fieri sentimenti repubblicani.