(York 735 - Tours 804) monaco ed erudito anglosassone. Di nobile famiglia, dirigeva da tre anni la scuola di York, dove aveva avuto la sua formazione, quando un viaggio in Italia lo fece incontrare con Carlo Magno (Parma, 781). Questi, colpito dalla sua cultura, lo chiamò in Francia (786) a curare la riforma degli studi e in particolare l’organizzazione della scuola palatina. Fu abate, prima di Ferrières, poi di San Lupo a Troyes, infine (796) di Tours, dove rimase fino alla morte. Per l’insegnamento A. approntò manuali di grammatica, retorica, dialettica, musica, matematica e astronomia. Si applicò inoltre all’agiografia, alla liturgia e alla teologia e curò la restituzione e l’esegesi del testo biblico. La sua personalità si manifesta soprattutto nelle lettere (ce ne restano più di trecento), ma egli compose anche poemetti (notevole il panegirico delle tradizioni di York: De regibus et sanctis Eboracensis Ecclesiae), carmi ed epigrammi di circostanza, non privi di garbo. A. diede un impulso decisivo al risveglio degli studi e contribuì, forse più di qualsiasi altro erudito del medioevo, a salvare per la civiltà moderna l’eredità classica.