(Glogau 1616-64) scrittore tedesco. La sua giovinezza, rattristata da continue malattie, si intrecciò ai drammatici avvenimenti della guerra dei trent’anni. Nel 1638 G. si recò a Leida, dove studiò lingue antiche e moderne. In seguito viaggiò per l’Europa e fu anche in Italia. I suoi drammi, dalla struttura rigorosa (5 atti, cori, rispetto delle 3 unità, versi alessandrini) sono imperniati su figure di eroi e martiri: Leone Armeno (Leo Armenius, 1650), Caterina di Georgia (Katharina von Georgien, 1657), Emilio Papiniano (Grossmütiger Rechts-Gelehrter oder Sterbender Aemilius Paulus Papinianus, 1659), Cardenio e Celinda (Cardenio und Celinde, 1657), la prima tragedia borghese del teatro tedesco. Nelle commedie, le uniche dell’età barocca, G. rivela inaspettate doti di leggerezza e di brio: Horribilicribrifax (1663), ripreso dal Miles gloriosus di Plauto; Peter Squentz (Absurda Comica oder Herr Peter Squentz, 1658), dal Sogno di una notte di mezza estate di Shakespeare; L’amata Rosaspina (Verliebtes Gespenst, Die geliebte Dornrose, 1661). Formatosi sul teatro dei gesuiti (e quindi sull’esempio di Seneca), sul teatro olandese (Hoost, Vondel) e sugli spettacoli delle compagnie vaganti, G. espresse nei suoi drammi uno dei motivi tipici della cultura controriformistica, l’amara considerazione della vanità delle cose, alla quale i suoi personaggi reagiscono con un atteggiamento di stoica rassegnazione e di incrollabile fermezza nella ricerca della verità e della giustizia. G. scrisse anche una raccolta di Odi (Oden, 1643) e una di Sonetti (Sonn- und Feiertags-Sonette, 1639) che sono tra i componimenti lirici più sinceri della poesia barocca tedesca.