Fabio Domenico Palumbo (Reggio Calabria, 1975) consegue nel 2016 il Ph.D. in Metodologie della Filosofia presso l’Università degli Studi di Messina con una ricerca su Logica del senso di Gilles Deleuze. Si occupa di estetica, post-strutturalismo, psicoanalisi e filosofia della cultura di massa. Tra le sue pubblicazioni: Economia del desiderio (2015); Pasolini, Calvino, Baricco: immagini del Giappone nella letteratura italiana del secondo dopoguerra (2017). È membro dell’editorial board delle riviste accademiche “Mutual Images”, “K.” e “Mechanè”. Deleuze e Carroll Questo libro è quasi un controcanto a Logica del senso. Non ne esplora bibliograficamente tutti i meandri, né pretende di esaurire concettualmente il romanzo logico e psicoanalitico deleuziano del ’69, ma, in un’operazione non meno complessa, tenta di rileggere Carroll attraverso Deleuze e Deleuze attraverso Carroll. Questo tentativo è operato in prima battuta esplorando il dominio del nonsense e di seguito convocando inevitabilmente la psicoanalisi. Logica del senso, l’ultimo dei capolavori deleuziani degli anni Sessanta, è probabilmente vittima di un fraintendimento: esso è infatti generalmente considerato a partire dalla produzione successiva di Deleuze, contrassegnata dal sodalizio intellettuale con Guattari, rispetto alla quale si situerebbe su posizioni in qualche modo inconciliabili, poiché ancora marcate dall’affinità teorica con lo strutturalismo e, soprattutto, con la psicoanalisi lacaniana. Con un’inversione di rotta, Logica del senso è qui ripensato alla luce del rapporto tra inconscio e linguaggio (già messo al centro della sua produzione, appunto, da Lacan). Un simile cambio di paradigma si rende possibile enfatizzando la ridefinizione deleuziana della differenza, non più pensata in termini negativi e limitativi come nella tradizione strutturalista. L’uso affermativo e illimitato della disgiunzione propone una soluzione per cui l’inconscio diventa il luogo d’elezione del linguaggio paradossale, del nonsense come fucina di senso. A tal proposito, figure emblematiche dei due versanti dell’opera sono Lewis Carroll e Melanie Klein, o, più estesamente, la tradizione anglosassone del nonsense e la psicoanalisi di derivazione kleiniana (includendovi lato sensu la diramazione lacaniana).