Francesco Roat, nato a Trento nel 1950, è insegnante di materie letterarie nella Scuola Secondaria e svolge attività di consulente editoriale. Dopo aver iniziato a scrivere su due giornali della propria regione è passato quindi a collaborare con testate nazionali: «Avvenimenti», «Cafè letterario di Alice», «il manifesto», «Il Mucchio selvaggio», «Liberal», «L’Indice», «L’Unità».
Ha pubblicato i testi narrativi: Tra-guardo (Argo 2000), Una donna sbagliata (Avagliano 2002), Amor ch’a nullo amato (Manni 2005), Tre storie belle (Travenbooks 2007), I giocattoli di Auschwitz (Lindau 2013), Hitler mon amour (Avagliano 2014) – ed i saggi: L’ape di luglio che scotta. Anna Maria Farabbi poeta (LietoColle 2005), Le Elegie di Rilke tra angeli e finitudine (Ed. alphabeta 2011), La pienezza del vuoto. Tracce mistiche negli scritti di Robert Walser (Vox Populi 2012), Desiderare invano. Il mito di Faust in Goethe e altrove (Moretti&Vitali 2015), Il cantore folle. Hölderlin e le Poesie della torre (Moretti&Vitali 2016), Religiosità in Nietzsche. Il Vangelo di Zarathustra (Mimesis 2017) e Beatitudine. Angelus Silesius e «Il pellegrino cherubico» (Ancora 2019).