(Bucarest 1913 - Parigi 1970) critico francese di origine romena. Fortemente influenzato dall’opera di Lukács, ha tentato di ricondurre la letteratura alla realtà sociale applicando ai processi estetici la logica marxista e le intuizioni essenziali di Marx (l’opera come fatto sociale, come merce, ma anche come realtà specifica, dotata di una sua «autonomia relativa»). Il saggio su Pascal e Racine Il dio nascosto (Le dieu caché, 1955) è fondamentale per il rigore dell’articolazione tra vita sociale e creazione letteraria, non a livello di contenuti, ma di «strutture mentali». Dopo questo libro, G. ha elaborato la sua teoria dello «strutturalismo genetico» tentando di integrare la dimensione storica col modello dello strutturalismo allora dominante. Altri saggi, anche se meno importanti, su Malraux, il nouveau roman, Gombrowicz ecc., fanno di G. un testimone attento a tutti i nuovi orientamenti estetici. Per una sociologia del romanzo (Pour une sociologie du roman, 1964) rappresenta la sintesi delle sue teorie sulla funzione della critica nell’ambito del romanzo.